di Rossella Conte
FIRENZE
A quasi nove mesi dal crollo di via Mariti, la strage sul lavoro costata la vita a cinque operai, "non c’è nessun iscritto nel registro degli indagati. Per paura dei nomi? È una domanda che mi pongo. Io credo che sia il momento di scriverli quei nomi, ora basta. Magari ci facciano un regalo di Natale e rendano pubblici quei nomi".
Simona Mattolini ha 50 anni e due figli di 18 e 23 anni. Lo scorso 16 febbraio suo marito, Luigi Coclite, non è tornato a casa, a Vicarello, frazione di Collesalvetti nel livornese. È morto nel cantiere in costruzione a Firenze con altri quattro operai. La moglie è tornata nel capoluogo toscano in occasione della consegna della raccolta fondi lanciata dalla Misericordia per le famiglie della vittime (36mila euro in tutto).
Commossa, arrabbiata, continua a chiedere giustizia: "Ma vogliamo i nomi dei responsabili veri, non quello magari dell’ultimo dei capi cantiere che si è limitato a eseguire gli ordini. Sono stati mandati allo sbando, Luigi era l’unico effettivamente qualificato dei cinque morti e non doveva essere lì, perché era un fornitore, non un operaio di tutte quelle ditte in subappalto. Probabilmente se ci fossero stati i controlli non saremmo qui a parlare di questo. Bisognerebbe che chi di dovere iniziasse a fare il proprio dovere".
Simona Mattolini, insieme a Rym Toukabri, la figlia di Mohamed Toukabri, operaio tunisino di 54 anni travolto dalle macerie, e ai legali che rappresentano le altre tre vittime, Taoufik Haidar, Mohamed El Ferhane e Bouzekri Rahimi, hanno partecipato alla cerimonia e per la prima volta hanno preso contatti tra di loro. "Se uniremo le nostre energie? Lo decideranno i nostri avvocati", aggiunge Mattolini.
Sono ferite al cuore le parole di Rym Toukabri, anche lei è tornata in città con suo zio Sarhan, fratello della vittima: "Non ho molto altro da dire. So quello che sapete voi – tuona ancora –. Ci sono le indagini in corso, stanno facendo tutto, però non abbiamo nessuna risposta e nemmeno il viso di un colpevole. Quello che è successo a mio padre è già successo in passato e potrebbe riguardare altre persone in futuro", stringe le spalle Rym.
Una pausa, poi aggiunge: "Ad oggi noi ancora stiamo aspettando, ci siamo affidati agli avvocati, ma stiamo aspettando di capire cosa è realmente successo, che qualcuno faccia chiarezza. Siamo ancora al punto di partenza. Perdere un padre è un dolore immenso, sono morte cinque persone. Non si può fare finta di nulla, tutto questo non deve accadere mai più".
La ragazza ha poi ringraziato la Misericordia di Firenze, "perché la raccolta fondi è un modo per starci vicino" e anche tutte "le persone che ci sono state accanto e che si stanno occupando della vicenda. Ripeto: quello che noi vogliamo è Giustizia".
"I valori che contraddistinguono da secoli la nostra Arciconfraternita sono fondati sulla centralità della persona: il diritto alla salute e alla sicurezza sui luoghi di lavoro rappresenta quindi non solo un obbligo legale, ma un imperativo etico cui non ci possiamo sottrarre", ha detto invece il provveditore della Misericordia Bernardo Basetti Sani Vettori.