di Irene PuccioniFIRENZEMaati Moubakir era un ragazzo che aveva problemi di dipendenza. Per questo motivo era seguito da tempo dai servizi sociali e il Tribunale dei Minori di Firenze, con provvedimento del giugno 2024, aveva disposto che i servizi individuassero una struttura idonea dove il giovane venisse collocato: una adeguata comunità a carattere terapeutico affinché fosse seguito nel modo migliore possibile. "Da giugno ad oggi, nonostante gli incontri, le segnalazioni, anche recenti, l’ultima in ordine temporale è del 27 dicembre, non vi è stata nessuna collocazione – sostiene l’avvocato Filippo Ciampolini, legale della famiglia del 17enne, ucciso a coltellate in strada a Campi Bisenzio domenica notte – Maati avrebbe dovuto essere seguito da una struttura già da sei mesi e i servizi sociali l’avrebbero dovuta individuare, invece ci risulta un rimpallo fra burocrazie sociosanitarie. La sua vicenda deve indurre chi di dovere a una riflessione: ci sono altri nelle sue condizioni? Questo omicidio è un campanello di allarme. In un momento difficile e delicato come questo il segnale che la famiglia di Maati vuole mandare è che ciò che è accaduto non può e non deve ripetersi. Il corto circuito burocratico tra Società della Salute, servizi sociali e Serd non deve accadere di nuovo. Non viviamo nel migliore dei mondi possibili, ne dobbiamo prendere prendere atto, ma non possiamo neppure tollerare uno scarica barile da chi ha le competenze istituzionali per gestire tali criticità".Maati viveva a Certaldo con la madre, la nonna e una sorella più piccola. I genitori sono separati da qualche anno ma i rapporti tra loro non sono conflittuali. Il padre lavora come artigiano edile, la madre è dipendente in un’azienda. Ciampolini, adesso invita a "rispettare il dolore e il riserbo della famiglia, e la figura del 17enne". I genitori si sono chiusi nel silenzio. Ieri mattina si sono riuniti per andare insieme alla nonna alla stazione dei carabinieri di Certaldo per avere informazioni su quando avrebbero potuto rivedere la salma di Maati. Il corpo non potrà essere restituito prima dell’autopsia, che è stata programmata per oggi.Il padre durante la giornata di ieri si è anche fermato a prendere qualche caffè nei soliti bar del paese. "Era distrutto. Non ha detto una parola. Solo lacrime e singhiozzi. Gli abbiamo fatto le nostre condoglianze. Siamo tutti sconvolti", hanno raccontato da dietro il bancone i gestori dei locali frequentati da Farid Moubakir. La mamma, invece, è tornata a casa. In via Cavallotti, le persiane sono rimaste chiuse, ma una voce spezzata e gentile ha risposto. "Non è il momento, cercate di capire. Ora devo prendermi cura della piccola. Quello che posso dire è rinnovare l’appello: chi sa qualcosa si faccia avanti. Vada dai carabinieri e denunci".
CronacaIl dolore e la rabbia della famiglia: "Aveva problemi di dipendenza. Da sei mesi aspettava una struttura"