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Il dormitorio invisibile a Novoli. Tra disperazione e violenza

Sul cancello di entrata una scritta in arabo. A terra, tra cartacce e buste di merendine sbiadite dal tempo, c’è...

Sul cancello di entrata una scritta in arabo. A terra, tra cartacce e buste di merendine sbiadite dal tempo, c’è del sangue. Lo stradello che da viale Corsica porta al Cas ’L’orologio’ è una sorta di frontiera: costeggia i pannelli del cantiere Tav ed edifici abbandonati, con tetti crollati ed erbacce che fanno da padrone. Di quel posto tutti conoscono l’esistenza, e si fa di tutto per ignorarlo.

È un ’non–luogo’ alle porte di Novoli. All’interno ci sono 24 profughi ucraini: per di più nuclei familiari. E a qualche stanza di distanza, ci sono 13 giovanissimi, minori non accompagnati. "Alcune volte hanno scavalcato i muretti che ci dividono dalla struttura – spiega una residente del quartiere –, ma nulla di più. Non abbiamo mai avuto grossi problemi".

Chi invece vive le dinamiche interne al centro, racconta di una situazione al limite ormai da tempo. "C’è un via vai di intrusi – svela una delle guardie private che fa da filtro all’ingresso –, passano dal cantiere, scavalcando i pannelli, oppure si mischiano con gli ospiti regolari. È difficile lavorare qui, i rischi sono davvero tanti".

Lo scorso maggio, sempre in viale Corsica, un’educatrice è stata ferita durante una rissa tra gli ospiti. In quell’occasione vennero ritrovati anche anche due coltelli e uno spaccavetro.

Alcuni ragazzi, spiega un operatore, sono stati anche risucchiati in ambienti di delinquenza, soprattutto legati alla droga. E già altre volte ci sono stati scontri che dalla strada sono migrati nel perimento della struttura. La polizia, ci confessano, è quasi di casa. Vengono chiamati appena c’è il sentore di una possibile lite. "Quando arrivano, però, molto spesso gli ’intrusi’ sono già scappati", spiegano ancora. Per poi ripresentarsi "qualche ora dopo". E così via, giorno dopo giorno. Settimana dopo settimana.

P.m.