
Il film di Corbet, con protagonista Adrien Brody, candidato a 10 statuette dopo tre Golden Globes. Sequenze suggestive nelle cave di Carrara: "Abbiamo lavorato con entusiasmo in condizioni estreme". .
Firenze – Nel film “The Brutalist“, candidato a dieci Oscar, vincitore di tre Golden Globes e del Leone d’argento alla Mostra di Venezia, in sala in questi giorni, c’è un pezzo di Toscana. C’è una sequenza decisiva, girata fra Carrara e le Alpi Apuane, che ha coinvolto molte maestranze locali, la Film commission toscana e una società di produzione fiorentina. In questo film titanico – tre ore e trentacinque di durata, girato in pellicola 70 millimetri, il massimo dello splendore figurativo – il protagonista, l’architetto ebreo ungherese interpretato da un Adrien Brody in stato di grazia, viene qui a cercare il marmo necessario al suo progetto, un immenso edificio da costruire in America, su una collina in mezzo al nulla. Va nelle Alpi Apuane, come cinque secoli prima aveva fatto Michelangelo, alla ricerca dei blocchi di marmo perfetti.
Il set del film diretto da Brady Corbet si è così fermato a lungo fra Carrara e le cave. Si è girato davanti all’antica drogheria Riacci di Carrara, locale aperto alla fine dell’800 che manteneva gli arredi originali Liberty. E nelle cave Bettogli e Bombarda, candide di marmo. Luoghi già amati dal cinema: James Bond vi è passato, in “007 Quantum of Solace“, e Andrej Konchalovskij vi ha ambientato il suo film “Il furore di Michelangelo“. Ma qui le cave diventano uno scenario impressionante, lunare, impietoso. Per realizzare le riprese, determinante è stato il lavoro della società di produzione Ecoframes, del fiorentino Andrea Poli. Professionista di grande esperienza, Poli ha anche vinto un Emmy Award, l’Oscar della televisione, per la produzione di uno speciale per la Cbs. "Ho iniziato portando le valigette con i cavi, a vent’anni, spinto dalla passione. E passo dopo passo, mi ritrovo a lavorare in un film candidato all’Oscar".
Andrea, che tipo di lavoro avete fatto per “The Brutalist“? "Abbiamo gestito tutta la produzione sul set italiano. Abbiamo trovato le location – con le location manager Sara Moretti e Simona Serafini – fornito attrezzature e operatori, organizzato i trasporti, i permessi – lavorando con Raffaella Conti, Elisa Favilli ed Elisa Giusti della Film commission. Insomma, tutta la complessa macchina che sta intorno alle riprese di un film".
Sono state riprese complicate? "Molto. Abbiamo girato su dei costoni di roccia, con ottanta persone di troupe di tre Paesi diversi, con una cinepresa pesante, come nel cinema degli anni ‘50".
Condizioni atmosferiche? "Abbiamo girato sotto la pioggia, immersi letteralmente nelle nuvole e nella ‘marmorina’, il fango bianco del marmo. Per fortuna, sia il regista Brady Corbet che il protagonista Adrien Brody erano di un entusiasmo e di un coraggio unici. ‘C’è da scalare? Andiamo! C’è da sbucciarsi le ginocchia? E che sarà mai!’. Tutto così, in un freddo bestiale, in condizioni di estrema difficoltà ma di enorme entusiasmo".
Ha in mente un episodio in particolare? "Con Adrien stavamo girando sotto la pioggia. Tremava di freddo, quasi non riuscivamo a camminare. Gli chiedo: Brody, ci fermiamo? E lui: ‘Perché? Stiamo andando alla grande! Va tutto bene, Andrea…’. In vent’anni che faccio questo mestiere, è stata l’esperienza umana più sorprendente ed entusiasmante".