SANDRA NISTRI
Cronaca

Il futuro del circolo Rinascita: "Appelli e firme non pagano i debiti"

Fondazione Diesse ribatte ai promotori della petizione a pochi giorni dall’assemblea pubblica "Senza altre proposte o soluzioni a breve termine saremo costretti a salvaguardare il nostro patrimonio".

Sono state raccolte quasi mille firme per mantenere così com’è il circolo Rinascita di Sesto (FotoGermogli)

Sono state raccolte quasi mille firme per mantenere così com’è il circolo Rinascita di Sesto (FotoGermogli)

I debiti non si pagano con gli appelli o i buoni propositi. Sintesi estrema ma è questo il senso dichiarato della "necessità di fare chiarezza" espressa, ieri in una nota da Maurizio Soldi presidente della Fondazione Diesse (che gestisce i beni ex Pds dopo il passaggio al Pd) e Andrea Sanquerin amministratore Immobiliare Popolare di Sesto Fiorentino, struttura operativa della Fondazione.

Il tema è quello, cruciale vista anche l’imminenza dell’assemblea organizzata per il prossimo mercoledì dal comitato ’Insieme per il Rinascita’, dell’ipotizzata vendita dello storico circolo Rinascita di via Matteotti. E le puntualizzazioni, non a caso, sono indirizzate oltre che al comitato "a un’importante forza politica", ovvero proprio il Pd la cui sede di piazza Ginori è di proprietà della Fondazione: "Continuiamo a ritenere – scrivono Soldi e Sanquerin - che l’accordo raggiunto con il circolo Rinascita e Arci, con la disponibilità alla vendita delle parti individuate come ‘non necessarie’ al funzionamento del nuovo circolo, consenta di salvare il circolo stesso mettendolo al riparo da ulteriori indebitamenti e consentendogli di riprogettare le sue funzioni e attività".

Ad oggi – si legge ancora – "Fondazione Diesse si trova ad avere debiti principalmente verso l’erario, debiti maturati nel corso del tempo in conseguenza al fatto che, stante il mutamento del contesto socio-economico della nostra città aggravato anche dalle conseguenze del Covid, gli utilizzatori delle strutture non sono stati in grado di onorare i propri impegni nell’affitto della strutture, rompendo gli equilibri gestionali previsti e necessari. Al contempo riceviamo accertamenti e messa a ruolo per le tasse non pagate in conseguenza dei crediti non riscossi da parte dei due inquilini".

La conclusione è forte: "Gli appelli e le firme – proseguono Soldi e Sanquerin - purtroppo, non possono essere presentati come pagamento dei debiti maturati con l’erario e con gli altri creditori. Quindi, nostro malgrado, senza soluzioni a breve termine come quella su cui Fondazione, Circolo Rinascita ed Arci avevano lavorato, e in assenza di altre proposte concrete, saremo costretti a salvaguardare il patrimonio della Fondazione con azioni a sua tutela compresa, malauguratamente, la messa in vendita di una parte del patrimonio stesso della Fondazione". Tuttavia – è la stoccata finale – "come ripetutamente è già stato fatto nei confronti delle forze politiche, se i promotori dell’appello volessero assumersi responsabilità dirette nella gestione dei debiti e del patrimonio, il Consiglio della Fondazione è a disposizione".