
Sono state raccolte quasi mille firme per mantenere così com’è il circolo Rinascita di Sesto (FotoGermogli)
I debiti non si pagano con gli appelli o i buoni propositi. Sintesi estrema ma è questo il senso dichiarato della "necessità di fare chiarezza" espressa, ieri in una nota da Maurizio Soldi presidente della Fondazione Diesse (che gestisce i beni ex Pds dopo il passaggio al Pd) e Andrea Sanquerin amministratore Immobiliare Popolare di Sesto Fiorentino, struttura operativa della Fondazione.
Il tema è quello, cruciale vista anche l’imminenza dell’assemblea organizzata per il prossimo mercoledì dal comitato ’Insieme per il Rinascita’, dell’ipotizzata vendita dello storico circolo Rinascita di via Matteotti. E le puntualizzazioni, non a caso, sono indirizzate oltre che al comitato "a un’importante forza politica", ovvero proprio il Pd la cui sede di piazza Ginori è di proprietà della Fondazione: "Continuiamo a ritenere – scrivono Soldi e Sanquerin - che l’accordo raggiunto con il circolo Rinascita e Arci, con la disponibilità alla vendita delle parti individuate come ‘non necessarie’ al funzionamento del nuovo circolo, consenta di salvare il circolo stesso mettendolo al riparo da ulteriori indebitamenti e consentendogli di riprogettare le sue funzioni e attività".
Ad oggi – si legge ancora – "Fondazione Diesse si trova ad avere debiti principalmente verso l’erario, debiti maturati nel corso del tempo in conseguenza al fatto che, stante il mutamento del contesto socio-economico della nostra città aggravato anche dalle conseguenze del Covid, gli utilizzatori delle strutture non sono stati in grado di onorare i propri impegni nell’affitto della strutture, rompendo gli equilibri gestionali previsti e necessari. Al contempo riceviamo accertamenti e messa a ruolo per le tasse non pagate in conseguenza dei crediti non riscossi da parte dei due inquilini".
La conclusione è forte: "Gli appelli e le firme – proseguono Soldi e Sanquerin - purtroppo, non possono essere presentati come pagamento dei debiti maturati con l’erario e con gli altri creditori. Quindi, nostro malgrado, senza soluzioni a breve termine come quella su cui Fondazione, Circolo Rinascita ed Arci avevano lavorato, e in assenza di altre proposte concrete, saremo costretti a salvaguardare il patrimonio della Fondazione con azioni a sua tutela compresa, malauguratamente, la messa in vendita di una parte del patrimonio stesso della Fondazione". Tuttavia – è la stoccata finale – "come ripetutamente è già stato fatto nei confronti delle forze politiche, se i promotori dell’appello volessero assumersi responsabilità dirette nella gestione dei debiti e del patrimonio, il Consiglio della Fondazione è a disposizione".