REDAZIONE FIRENZE

Il futuro di Firenze

Chissà cosa avrebbe detto Max Weber del mondo politico di questi tempi. Ovunque si manifesta una crisi e un distacco sempre più profondo tra il Governo della cosa pubblica e la società civile. Quelli che si contendono il Governo delle città e delle Nazioni sono spesso figure eccentriche prive di background culturale, degli zombie senza passato e pronti a tutto per il loro futuro. L’anno prossimo si voterà per il Comune di Firenze e nel 2025 per la Regione Toscana. Ma per chi?Il nuovo presidente argentino Javier Milei è la dimostrazione di che cosa può accadere nelle cabine elettorali: si vota per la novità sperando che sia migliore di quella passata, tanto prima o poi si torna al voto. In questo modo si deteriorano le istituzioni democratiche e si allarga sempre di più la distanza tra governanti e governati. Anche a Firenze e in Toscana si corre questo pericolo. I partiti ormai sono delle piccole comunità autoreferenziali: quelli che hanno un po’ di potere al loro interno non vogliono che entrino persone capaci di prendergli il posto. Le istituzioni in gran parte vanno avanti per forza di inerzia, “per merito” dei pubblici funzionari.

Tutti criticano la burocrazia ma se non ci fossero i dipendenti pubblici, molti Comuni e molte regioni verrebbero chiuse per inadempienza e inefficienza. Alle prossime elezioni di Firenze la cosiddetta sinistra e la cosiddetta destra, termini ormai abbondantemente superati, chi presenteranno per la carica di sindaco? Per ora si intravedono all’orizzonte brave persone che per capacità operativa e livello culturale fino al 1992, inizio del naufragio della politica in Italia, non avrebbero potuto aspirare nemmeno alla carica di segretario di sezione di un grande partito. Una città complessa come Firenze dove ci sono tredicimila case diventate B&B per turisti, una rete di ristoratori in gran parte stranieri. Una città presa d’assalto dai turisti e dagli speculatori finanziari avrebbe bisogno di un sindaco forte culturalmente autorevole e operativamente capace. Quel poco che rimane delle comunità politiche di destra e di sinistra sono in grado di offrire una candidatura di questo profilo per la più alta carica in Palazzo Vecchio? Se non si decidono rapidamente a proporre delle candidature autorevoli il rischio è, in piccolo, che succeda anche a Firenze quello che è avvenuto in Argentina.