Firenze, 19 marzo 2023 – “Madonna come s’è incazzato questo... Allora lo richiamo subito". E si rideva tutti come pazzi, una faccenda da non ripigliar fiato anche perché l’attesa della risposta bis, scandita dai vecchi squilli del telefono fisso, era carburante istantaneo per un’altra saetta del Nostro. Lui ’era bono’ di sterzare così: "Abbia pazienza, prima le volevo chiedere: il su’ figliolo cerca lavoro? Perché io c’ho una carrozzeria, mi chiamo Armando Sportello. E mi servirebbe uno che di notte mi va a rigare le macchine...". "Ma la vada a fare in c...".
Alloraaaaa... Che ganzo il "G" – all’anagrafe Gianni Greco (ma questo ce l’ha detto solo dopo) – vulcano radiofonico, provocatore greve e sofisticato, figlio di una fiorentinità rotonda e muscolare tramontata da un pezzo. Ieri ha spento 80 candeline. Un mito per generazioni con il suo ’Sondazzo’, il sondaggio pazzo (guai a chiamarli scherzi): telefonate strampalate e veraci, lampi di non sense, ’maieutica’ in salsa toscana. In sottofondo c’era la gente di una volta. Ingenua, ruvida eppure sottile e scaltra, con il ragù sul fuoco e Corrado alla televisione.
«G», come ci si sente a essere dei ragazzini di 80 anni?
"È meraviglioso. Uno dice sempre ’A quell’età sarò vecchio’. Macché, io sto proprio bene, È una cifra tonda che mi dà energia. E intanto ci sono arrivato".
Quanto le mancano quelle mitiche telefonate a ignari cittadini pescati sull’elenco?
"Le rimpiango. Sarei in grado di farle ancora ma quell’epoca è finita. Posso dire di aver vissuto gli ultimi tempi liberi".
Cioè?
"Oggi prenderei una denuncia alla settimana".
Anche al giorno «G»...
"Ma di sicuro. Con il politicamente corretto non si più dire nulla, con gli anni ’90 è finito tutto".
Non solo ’provocazioni’. Lei una volta salvò anche la vita a una persona
"Durante una telefonata mi rispose una donna disperata, si voleva ammazzare. La calmai in diretta. Poi le ritelefonai, ci parlai. Insomma andò bene. Ma io, sa, sembravo quello che rompeva i c... alla gente, ma ho salvato tante persone. Andai in ospedale da un ragazzo che si svegliò dal coma ascoltandomi".
C’era tanto di più di qualche parolaccia in quelle chiamate
"Io credo che nella vita si debba essere sempre grati a chi ci fa ridere. Andavo d’istinto, tiravo fuori tutto dalle persone".
Oggi i fiorentini ridono meno?
"Sì. Si sono come incarogniti. Non sento più quelle belle risate rotonde. La gente è impaurita, o peggio indifferente".
L’Elvira Tirasassi, il Nacchero, Tito Traves, i’Grezzo che puzza di lezzo. Quale personaggio era più suo?
"Dico solo... Son Guglielmo Passeriiii, ho belle caricato l’ape e du camiiii.... Allora arrivo eh".
Ore di diretta per 25 anni e sempre con la voglia di ridere. Ma come faceva? Mai una giornata storta?
"Quando chiudevo la porta della radio lasciavo tutto fuori. Mi ero promesso di non pronunciare mai una parola: problema".
Mi faccia essere marzulliano. Firenze le fa gli auguri, e lei cosa augura a Firenze?
"Di scuotersi, di tornare quella che era. Mi pare si sia arresa".