STEFANO BROGIONI
Cronaca

Il giallo delle valigie: "Ha fatto a pezzi i suoceri". Condanna bis per Elona

La corte d’assise d’appello conferma il verdetto di primo grado: 30 anni. Kalesha in silenzio alla lettura del dispositivo. Motivazioni fra 90 giorni. .

Elona Kalesha, condannata anche in appello

Elona Kalesha, condannata anche in appello

di Stefano BrogioniFIRENZETrent’anni, ancora: la corte d’assise d’appello ha confermato la sentenza di primo grado nei confronti di Elona Kalesha, la 40enne che avrebbe ucciso i suoi ex suoceri, gli albanesi Teuta e Shpetim Pasho, e dopo averli fatti a pezzi con un seghetto li avrebbe messi in quattro trolley abbandonati poi in un campo tra la Fi-Pi-Li e il carcere di Sollicciano e rinvenuti per caso nel dicembre del 2020.

L’omicidio, secondo l’accusa sostenuta dalle pm Ornella Galeotti e Beatrice Giunti, sarebbe avvenuto il primo novembre del 2015, il giorno prima l’uscita dal carcere del figlio della coppia, Taulant Pasho. Presente ieri in aula assieme alle due sorelle, Dorina e Vitore, residenti a Castelfiorentino. C’era anche Elona: ha ascoltato il verdetto in piedi fra i suoi difensori, Federico Febbo e Antonio D’Orzi, senza proferire verbo.

La ricostruzione. L’accusa, colloca l’azione in un appartamento di via Fontana, nel quartiere fiorentino di San Iacopino. Quella casa, è emerso nel processo, era stata presa in affitto dalla Kalesha all’insaputa degli altri parenti durante il soggiorno dei due coniugi.

Il movente. Elona avrebbe avuto più motivi per uccidere i genitori del suo fidanzato dell’epoca. Uno è una gravidanza che pochi giorni prima del duplice omicidio la donna interruppe volontariamente a Careggi: il figlio non sarebbe stato del fidanzato, all’epoca detenuto nel carcere di Sollicciano. L’altro, l’impossessarsi di una cospicua somma di denaro contante (non meno di 60mila euro) che Teuta e Shpetim portavano sempre addosso, soldi che gli erano stati affidati dal figlio Taulant. Eventuali complici della Kalesha, però, non sono mai stati individuati.

Le reazioni. Nessun commento da parte dei figli delle vittime e del nipote Dritan. Parlano però i loro avvocati. "Non abbiamo dubbi che vi fossero gli elementi per arrivare a una sentenza di condanna" ha detto l’avvocato Cristina Masetti. "Era quello che speravano" ha aggiunto l’avvocato Filippo Viggiano. "Siamo soddisfatti di questa sentenza", conclude l’avvocato Elisa Baldocci. Motivazioni fra 90 giorni.