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Il maestro Giacomo Sagripanti: "A teatro lezioni di vita". Al Maggio nuove repliche de "La Bohème" di Puccini

Il giovane direttore d’orchestra dopo il debutto con solo il pianoforte: "La rappresentazione perfetta non esiste"

Il maestro Giacomo Sagripanti: "A teatro lezioni di vita". Al Maggio nuove repliche de "La Bohème" di Puccini

All’opera per la prima volta. Gli studenti della IV A del liceo delle Scienze applicate "Filippo Pacini" di Pistoia intervistano Giacomo Sagripanti, giovane direttore d’orchestra famoso in tutto il mondo, impegnato in questi giorni al Teatro del Maggio Fiorentino nelle repliche de La Bohème di Puccini (oggi e il 25 novembre alle 15,30, il 22 e 29 novembre alle 20) .

Maestro, qual è stato il suo percorso di studi?

"Non vengo da una famiglia di musicisti. Mia mamma e mio nonno erano molto appassionati d’opera, ho preso qualche lezione di pianoforte a 7 anni, anche un po’ controvoglia. Poi ho incontrato un insegnante che mi ha cambiato la vita e a 11 anni è arrivato il ‘pallino’ della direzione d’orchestra. Ho studiato in conservatorio, ho fatto le mie prime esperienze, ho saputo sfruttarle".

Ci racconta la ‘prima’ di Bohème al Maggio, in scena solo col pianoforte?

"L’ho vissuta con naturalezza, sono questioni che non dipendono da noi musicisti. La situazione era diversa da quella del 1995 quando Muti alla Scala mise il pianoforte sul palco, prese i protagonisti ed eseguì gli highlights. Noi invece avevamo un coro, delle masse imponenti, quindi servivano sia il direttore che il pianista. C’era poca gente in sala ma la risposta del pubblico è stata molto calorosa. I cantanti e il pianista hanno dato il massimo. Certo mancavano i colori dell’orchestra, ma se il teatro ha una sua peculiarità, questa è proprio il compromesso con cui ogni volta bisogna fare i conti. Questa volta lo sciopero, un’altra sera un cantante che non sta bene, la sera dopo il flautista malato. La rappresentazione perfetta non esiste".

Come invogliare gli studenti a seguire l’opera?

"Se ripenso a quando ero studente mi rivedo come una mosca bianca. In classe stavo spesso per i fatti miei. Il teatro offre un’esperienza al 100% viva e reale, artigianato puro, in un mondo sempre più virtuale. Tutti possiamo fare tutto con un clic sul telefono, ma questo tende a nascondere la vera identità. I cantanti usano la loro voce, niente amplificazione o auto-tune. I tecnici muovono una gran macchina con uno sforzo reale. È vero, oggi il mondo sembra andare altrove, in una direzione che rende l’uomo pigro. Ma la tecnologia è un plusvalore che dovrebbe amplificare le capacità umane. Il teatro rende coscienti, suscita delle emozioni che insegnano a stare con i piedi per terra. Il lavoro, le responsabilità, la famiglia, niente al mondo è virtuale. E il teatro insegna a gestire le grandi emozioni della vita quotidiana".

Chiara Caselli