Una terapia d’urto di nove mesi e il Maggio ritrova la via smarrita. Il sovrintendente Carlo Fuortes sembra aver bruciato le tappe e chiude il 2024 con risultati che vanno oltre le più rosee aspettative della Fondazione, col bilancio di previsione che chiuderà in utile.
Sovrintendente Fuortes, come vede adesso il Maggio?
"Riassume una serie di qualità che devono caratterizzare il teatro lirico fiorentino: essere moderno, che parli la lingua d’oggi e del mondo in cui viviamo. Per altro è sempre stato così. Del resto il titolo del prossimo anno sarà ’La tradizione del nuovo’".
Cosa vuole dire?
"E’ nel Dna del Maggio guardare in avanti e non solo alla tradizione. L’opera lirica “Romanzo Criminale“ commissionata a De Cataldo, ad esempio, è una novità, non solo per l’offerta culturale, ma anche il pubblico al quale si rivolge. Perché un teatro di cultura alta deve essere anche popolare, non di élite. Di eccellenza sì, ma non per pochi. ’Romanzo popolare’ credo che sia anche una sperimentazione per nuovi linguaggi musicali nell’opera musicale".
Lei dice “popolare“. Il botteghino le sta dando ragione?
"Il risultato del pubblico è migliore delle attese: rispetto al budget 2024 siamo già al più 40% di incassi. Il commissario straordinario (Onofrio Cutaia, ndr), aveva previsto 2 milioni e 600mila: siamo a un milione in più. L’importante è che il teatro sia visto come un bene condiviso, che poi è ciò che dà legittimazione sociale a un’istituzione culturale come il Maggio".
Passiamo al 2025.
"E’ il mio primo programma, se pur fatto in grande velocità. C’è un importante aumento di produzioni, e per la prima volta c’è un cartellone che va dal primo gennaio al 31 dicembre già in vendita, per gli abbonati, ma anche i toscani e gli stranieri. I risultati sono molto buoni: abbiamo già venduto un milione e 800mila euro di biglietti. Sono tutti indicatori positivi. Spero si capisca che dietro un cartellone c’è l’idea di un progetto culturale ben preciso, più che uno spettacolo con questo o quel cantante di successo. Questo è ciò che penso di essere riuscito a fare al teatro dell’Opera di Roma e che vorrei fare a Firenze".
E il Festival del Maggio?
"E’ la punta dell’iceberg della programmazione e quindi avremo le produzioni più importanti, ma io credo che tutta la programmazione si debba adeguare a quello standard".
Lei punta molto sulle produzioni. Ma non sono costose?
"È assolutamente importante che il Maggio faccia nuove produzioni. Non sono molti i luoghi di produzione artistica della città. Il Maggio è uno di questi, un bene pubblico che va custodito e valorizzato. E quindi è importante che le produzioni siano originali e nascano qui".
Al Maggio manca ancora il direttore musicale.
"Sì, che è il motore dell’orchestra. Quindi è fondamentale che sia all’altezza dei musicisti e del coro del Maggio, ma non arriverà nel 2025".
Perché?
"Servono anni di anticipo per dare tempo ai direttori di liberarsi dai contratti. Quindi non dobbiamo affrettare pur di averlo, ma aspettare e trovarlo all’altezza del teatro Mi prenderò quest’anno per individuarlo. Non escludo che possa essere un direttore giovane, ma già bravo, come lo è stato Riccardo Muti qui negli anni Sessanta o Claudio Abbado alla Scala".
Altre risorse sono in arrivo dal pubblico o dal privato?
"Sto lavorando con sponsor già acquisiti e altri in via di definizione. Vedo che il Maggio è un valore per la collettività e questo è fondamentale, perché è allora che imprese e benefattori hanno piacere di unire il loro nome a quello del teatro. Sui soldi pubblici, nel prossimo bilancio già approvato dal consiglio d’indirizzo, ci sono gli stessi finanziamenti dell’anno scorso. E considerati i tagli alla Finanziaria è già un successo".
Come vanno le relazioni sindacali interne?
"Mi sembra bene e credo che i lavoratori stiano apprezzando lo sforzo che la Fondazione fa nel valorizzarli da tutti i punti di vista, artistico ed economico".
Criticità da affrontare?
"Dovremo lavorare di più su marketing e comunicazione per allargare il pubblico. Il Maggio nasce per Firenze e la Toscana ma la sua tradizione e potenzialità devono guardare all’Italia e al mondo. La programmazione a lungo respiro dà la possibilità a chi viene a Firenze di includere il Maggio con più di un anno di anticipo. Inoltre incentiveremo l’uso del teatro per convegnistica, congressi e altri eventi compatibili. Nel 2025 è previsto il 25% in più su questa voce".
Visti i risultati in così poco tempo, cosa era proprio sbagliato prima del suo arrivo?
"Adesso il pubblico e la città hanno capito che il teatro ha un progetto credibile, sostenibile, moderno e popolare. Tutti elementi che insieme possono garantire il benessere del Maggio. Se manca uno di questi elementi, purtroppo il progetto non va avanti. Io sono ottimista: i soci hanno coperto i debiti del passato. E li ringrazio. L’importante ora è non farne di nuovi".