"Mi colpì la bontà di quello che accadeva lì". Invitato a relazionare sui suoi rapporti con la cooperativa il Forteto, Andrea Sodi, ex sostituto procuratore del tribunale per i minorenni di Firenze, sceglie di descrivere con queste parole, ai componenti della commissione parlamentare d’ inchiesta che lo interrogano, il clima ’idilliaco’ che si trovava al Forteto. Un’"aria magica" – dice lui – che stride con le atrocità descritte all’interno della relazione finale della commissione regionale d’inchiesta che nel 2013 descriveva la cooperativa come una ’setta’ al cui interno abusi, psicologici e sessuali sui minori, risultavano essere la prassi.
"Anche io, se ne avessi avuto necessita, avrei mandato mio figlio al Forteto", dice Sodi, riportando il racconto fatto da un cronista ma che l’ex giudice dichiara di voler "far proprio". È in realtà un racconto lacunoso e fitto di "non ricordo" quello fatto dal magistrato che, incalzato sull’opportunità di intrattenere rapporti sul piano personale con il capo della cooperativa Rodolfo Fiesoli – condannato a 14 anni e 10 mesi per maltrattamenti e abusi sessuali – replica: "Erano bravi a fingersi quello che non erano: non ho mai notato niente che potesse farmi pensare che succedesse quello che è poi emerso". Come da lui stesso confermato, la natura della frequentazione con il ’Profeta’ trascendeva infatti il piano strettamente professionale che il tipo di incarico avrebbe invece imposto. Nella lunga audizione – circa un’ora – Sodi conferma lo scambio di regali alle rispettive consorti ("Fiesoli regalò un’aspirapolvere a mia moglie e io contraccambiai con una collana") ma anche un soggiorno a Budapest insieme.
La commissione lo incalza: "Come magistrato, l’idea che quella che Fiesoli voleva rappresentarle fosse una magia alterata, non l’ha mai sfiorata?" Una provocazione alla quale Sodi risponde facendo sapere di essersi attivato con un ricorso mirato una sola volta e che per i restanti casi di affidamento la competenza dell’allocazione era quasi interamente in capo al servizio sociale e che ai magistrati spettava solo di validarla. "Non parlerei di complicità, mi dispiace ma non è certo colpa mia. Non vedo di cosa dovrei scusarmi", risponde ancora Sodi a chi chiede se non senta la necessità di scusarsi con le vittime. Ma è solo al termine della seduta che Sodi sembra accorgersi della pubblicità dell’audizione che lo ha riguardato: "Chiedo la secretazione su tutto". Tardi.
Giulia Napolitano