REDAZIONE FIRENZE

Il meraviglioso senso della Ruota

Imboccando viale Lavagnini, è riapparsa davanti all’improvviso anche quest’anno, e anche stavolta è stata un’esplosione di gioia luminosa, fantasia meccanica e fuga in un irreale bambino. Non mi vergogno a ribadire come la ruota panoramica della Fortezza, con i suoi 55 metri di ferro, luci al led e sogni, mi piaccia da morire. Il perché di tanta passione? Forse perché consente di ammirare la bellezza della città dall’alto, come non l’abbiamo mai vista, e dunque comprare il biglietto è a suo modo un gesto d’amore. O forse, più intimamente, perché la ruota panoramica è una sorta di presidio di antichità buona che il tempo presente vorrebbe spazzare via e lei invece difende a oltranza. Si, dietro i suoi led elettronici e le sue luci futuribili , la ruota panoramica conserva un cuore antico. In un’epoca di sollecitazioni continue e di stress, lei è statica, lenta, prevedibile. E in questa prevedibilità credo si nasconda il segreto del suo successo. Perché la forma circolare che evita imprevisti, il percorso senza possibilità di svolte e l’andamento lentissimo, rassicurano, tranquillizzano, in qualche modo annoiano in senso positivo come facevano un tempo i grandi romanzi o gli sceneggiati in tv. Facendo alla fine stare bene quei 60.000 fiorentini che lo scorso anno hanno scelto di salirci su. E poi la ruota è un gioco nascosto per "maturi". Diciamoci la verità: ai bambini non piace poi troppo, loro preferiscono il brivido delle giostre adrenaliche e noi quasi sempre li usiamo solo per salici e sentirci giustificati in carrozza. Ma dentro lo sappiamo che la giostra non è stata costruita per i bimbi ma per noi 40enni, 50enni, 60enni che ancora non abbiamo abdicato all’idea ludica del gioco fine se sesto. Woody Allen, che sul tema ci ha pure fatto un film ("La ruota delle meraviglie") non a caso fa dire a uno dei protagonisti: "La vista è meravigliosa ma non si sta andando da nessuna parte. E in questo c’è qualcosa di romantico, c’è soprattutto un meraviglioso senso di inutilità". Ecco, in un tempo caotico dove tutto sembra chiedere qualcosa e tutto è dettato dalla fretta, a me pare positivo che anche a Firenze ci sia un piccolo spazio dove, seppur per un quarto d’ora, si possa non andare da nessuna parte in una sensazione quieta e romantica di inutilità.