"Il mio posto è qui". La lotta di una donna per l’emancipazione

Domani alle 21,30 il film allo Spazio Alfieri su una ragazza nel dopoguerra. Daniela Porto, regista e autrice del libro: "Sono temi più che attuali".

"Il mio posto è qui". La lotta di una donna per l’emancipazione

"Il mio posto è qui". La lotta di una donna per l’emancipazione

"Ricordatevi che il marito è il capofamiglia. Egli porta il pane a casa e il suo sudore è come l’acqua benedetta". E’ con queste parole, rivolte da un parroco a un gruppo di giovani che si preparano al matrimonio, che comprendiamo la condizione delle donne nella Calabria dell’immediato dopoguerra che fa da ambientazione al film "Il mio posto è qui". La protagonista di questa storia di emancipazione femminile è Marta, interpretata da Ludovica Martino, già famosa per la serie "Skam Italia". Una ragazza madre che smette di conformarsi a ciò che gli altri vogliono per lei e comincia a sognare un futuro migliore grazie a una macchina da scrivere e ai consigli dell’aiutante del parroco, l’omosessuale Lorenzo (Marco Leonardi). Il film sarà presentato allo Spazio Alfieri domani alle 21.30 alla presenza dei registi Daniela Porto (che è anche l’autrice dell’omonimo romanzo edito da "Sperling & Kupfer") e Cristiano Bortone. Per il libro l’appuntamento è alle 18 alla libreria Libraccio.

Daniela, perché la scelta della Calabria del ’46 per parlare delle donne e dell’omosessualità?

"I miei genitori sono di origine calabrese. La storia è nata da un racconto di mia madre di un uomo omosessuale che organizzava i matrimoni per le ragazze in un piccolo paesino. Da lì è nata l’idea di far incontrare due anime emarginate come una ragazza madre e un omosessuale. Il ’46 è stato l’anno del diritto di voto alle donne".

Il film si inserisce nel filone già tracciato da "C’è ancora domani" di Paola Cortellesi?

"Sicuramente si può accomunare sia per il tema che per l’anno in cui si svolgono le storie. Non sono gli unici. L’anno scorso è uscito anche “Primadonna” in cui una donna rifiuta il matrimonio riparatore e denuncia lo stupro subìto. È importante parlarne, perché sono temi attuali. Ludovica Martino ha fatto enormi progressi dopo “Skam”. Ha capito subito l’evoluzione psicologica del personaggio e l’ha fatto suo: una ragazza che parte completamente inserita in quel tipo di società patriarcale e a poco a poco prende coscienza del suo valore. Per prepararsi le ho consigliato di leggere “Una donna” di Sibilla Aleramo".

È un messaggio di speranza?

"La speranza è il tema centrale. È un messaggio di unione di forze perché l’amicizia tra i due personaggi rimette in discussione le scelte di entrambi".

E.M.