LUCA
Cronaca

Il mio viaggio a San Francisco. Un racconto della città californiana poco dopo il terribile terremoto. La Chinatown di quel tempo

Pietro Mascagni dettava alcune esperienze sui viaggi attorno al mondo, mentre era in tour con le sue opere. Nell’articolo del 23 aprile 1906 il musicista fa un affresco della città, della comunità cinese e dei suoi usi.

Pietro Mascagni raccontava ai lettori della Nazione le curiosità dei vari paesi del mondo

Pietro Mascagni raccontava ai lettori della Nazione le curiosità dei vari paesi del mondo

Leggo, da molti giorni, con la più viva commozione, i ragguagli su la grande catastrofe di San Francisco e aspetto, trepidando, notizie di cari amici, fin ora chieste indarno. Ho dimorato per due mesi in quella immensa città. Dopo le tristi vicende, accadutemi a New York, in altre città dell’Unione, trovai a San Francisco il massimo conforto morale, il mio utile, quelle pubbliche, calorose, spontanee dimostrazioni di simpatia, che fanno vibrare subito una rispondenza di sentimento nell’anima di un artista e in quelle di migliaia e migliaia di persone: affratellano, per così dire, l’artista ad una moltitudine di anime: vi trovai affetti, che non potrò mai dimenticare.

Accasciato, disgustato, angariato, dopo asprissime prove, accettai l’invito fattomi da un amico, l’ingegnere Patrizi, di recarmi a San Francisco: invito, che mi veniva, nel momento in cui avrei dovuto lasciare gli Stati Uniti per tornare in patria... Partii da Chicago alla volta di San Francisco, nel febbraio 1903, senz’altro disegno che quello di veder un paese, del quale avevo udito descrizioni meravigliose e per godere, dopo tanti giorni procellosi, un po’ di svago e di quiete.

San Francisco ha veramente un’impronta cosmopolita, con i suoi sontuosi, sfarzosi magazzini francesi, inglesi, tedeschi, italiani: il suo aspetto generale è grandioso, benché sia più piccola di altre fra le più note città degli Stati Uniti. I trams trasportano, ad ogni ora, migliaia di persone da un punto all’altro della città: tutti vanno in tram, pochi si servono delle carrozze. La tariffa delle vetture è altissima: quattro dollari (20 franchi) per una corsa! La popolazione di San Francisco è, forse, la più bella degli Stati-Uniti. Uomini e donne hanno armonia, robustezza e grazia di forme: vi si vedono, frequenti, spiccatissimi tipi della più ammaliante bellezza meridionale. Fra le ragguardevoli persone, che conobbi in San Francisco, ricorderò una gentildonna di gran nome, la signora Hearst, fondatrice della Università di San Franci- sco. Il figlio, che fu pur candidato all’elezione presidenziale, è proprietario di tre fra i più importanti giornali degli Stati-Uniti.

A San Francisco dirigeva l’Examiner, il cui maestoso palazzo, nel quale fui ospite più volte, è stato ora distrutto. Sul tetto di questo palazzo i collaboratori dell’Examiner mi fecero fotografie splendidissime, che conservo tuttora.

Andavo spesso a far colazione nel palazzo del giornale The Call. Il restaurant è al 15° piano. Dico è, ma il palazzo esisterà tuttora?

Quante singolari e contrarie sensazioni suscita in me l’andar richiamando oggi i lieti giorni trascorsi in San Francisco! La Hearst dette un pranzo in mio onore nella stessa aula della Università. E, durante il pranzo, suonava un’orchestra cinese, ben composta: una delicata sorpresa della signora Hearst, la quale sapeva che avrei udito volentieri gli originali musicanti cinesi.

Avrei ancora da dir molte cose su San Francisco, ma me ne passo: andrei troppo in lungo. Solo voglio raccontar la mia visita al quartiere cinese: l’estesissimo quartiere, sì pittoresco, con le sue strane casette tutte in legno e ove è proibito agli europei di inoltrarsi. Che sara avvenuto in quel quartiere, dimora di diecine e diecine di migliala di cinesi?

Vi andai accompagnato da un ufficiale della polizia (detective). Ci guardavano torvi minacciosi. Volli far fotografie di gruppi di bambini cinesi. Ma essi han per male di veder riprodotta la loro immagine: ci si accalcarono attorno e dovemmo difenderci dalle loro violenze. Pure riuscii ad eseguire alcune belle fotografie.

Assistei ad una rappresentazione nel Teatro. La platea è occupata solo da uomini. Le donne sono tutte in una galleria elevata. I forestieri salgono sul palcoscenico, in vista del pubblico, come una volta usavano i personaggi ragguardevoli ne’ nostri teatri, durante il secolo XVIII. Un cancelletto separa gli europei dal pubblico chinese e dagli attori. Avrebbero a vile la promiscuità!

Uno stesso dramma dura per varii mesi, occorrono settimane e settimane allo svolgimento di quelle ponderosissime favole: le donne non possono recitare e gli uomini recitano le parti di donne, contraffacendo le voci femminili.