di Pietro Mecarozzi
Con la benna di una ruspa lo squadrone dei carabinieri “Cacciatori Calabria” ha infranto le mattonelle del cortile dell’ex hotel Astor, affondando il suo braccio meccanico nella terra umida, tra tubature e condotti nascosti. Da quel cortile la piccola Kata è sparita circa quattro mesi, e nelle viscere di quello spazio incassato tra i palazzi di via Boccherini e via Monteverdi, ieri mattina, il corpo dell’élite dell’Arma è andato alla ricerca di una sua traccia o delle possibili vie di fuga dei rapitori.
Al terzo giorno di ispezione i militari si sono quindi concentrati sui luoghi esterni, scavando in particolare di fronte alla piccola casa distaccata dal complesso principale dell’ex albergo e la cui porta di accesso guarda il punto dove la bambina peruviana avrebbe giocato gli attimi prima di sparire nel nulla.
Il reparto speciale dei carabinieri è stato creato trent’anni fa per dare la caccia ai latitanti e, ancor prima, all’Anonima sequestri dell’epoca buia dei sequestri di persona quando gli ostaggi venivano nascosti in zone impervie dell’Aspromonte. I Cacciatori sono anche dotati di particolari capacità nell’individuazione di nascondigli o intercapedini all’interno di pareti, è sono stati arruolati nel caso di Kata proprio per passare al setaccio, centimetro per centimetro, lo scheletro architettonico dello stabile.
Nel decreto di perquisizione e sequestro firmato dai pm fiorentini Luca Tescaroli, Christine von Borries e Giuseppe Ledda e notificato alle persone offese e ai cinque indagati (tra cui compare anche lo zio della bambina, Abel) per sequestro di persona, si legge infatti che l’obiettivo del sopralluogo è quello cercare tracce "di carattere biologico" della bambina, ma anche "materiali riferibili alle persone indagate e a eventuali altri autori del delitto" al fine di poter identificare i mezzi utilizzati "per trasportare o nascondere" la minore.
L’ipotesi principale dei pubblici ministeri titolari dell’indagine è che Kata sia stata vittima di un sequestro di persona a scopo di estorsione, che potrebbe essere derivato dai rapporti conflittuali tra gli occupanti. La pista del racket delle stanze, che in agosto ha portato in carcere lo zio Abel, rimane il contesto più plausibile per gli inquirenti in cui sarebbe maturata la vendetta nei confronti della famiglia di Kata. Al momento, però, non è stato escluso neppure lo scenario della pedofilia, e continua, dopo il via libera alla rogatoria, il dialogo con le autorità del Perù: i pm fiorentini ascolteranno in videoconferenza 14 persone che potrebbero essere informati sulla vicenda.