di Emanuele Baldi
"Servono scelte forti per governare i flussi, forse anche divisive. Per questo forse la politica non interviene...". Così la pensa Roberta Garibaldi, docente di Tourism Management all’Università degli Studi di Bergamo e vicepresidente del Comitato turismo dell’Oecd, a proposito del fenomeno dell’overtourism, in soldoni delle grandi masse di visitatori che si riversano nelle città d’arte per loro natura – come Firenze – spesso fragili facendo sì girare i quattrini ma anche sottoponendolo a stress di vario tipo.
L’ultimo weekend di Pasqua, con la città satolla di persone, ne è la plastica dimostrazione. Il Ponte Vecchio? Un muro di teste dall’Oltrarno a Por Santa Maria. Piazza del Duomo? Un set per selfie. Via Calzaiuoli? Un torrente in piena. Tutto intorno schiacciate untissime, gelati che sembrano gonfiati a elio, gembriulini con le grazie del David e maxi poster di bistecche a prezzi super-convenienti.
Professoressa il turismo è ripartito alla grande e questo è solo un bene. Ma Firenze può reggere urti simili?
"È un dibattito che è tornato di grande attualità proprio in questi giorni. Il periodo pasquale ha portato, non solo a Firenze, numeri di visitatori nelle città d’arte addirittura superiori al 2019 quando il Covid non esisteva. Certo, è necessario che il fenomeno sia sviluppato in modo armonico".
Appunto. A Firenze nei mesi morti della pandemia si era fatto un gran parlare di resettare tutto, di resettare il turismo e renderlo più slow. Di spalmare l’offerta magari anche verso le ville Medicee o in Chianti per qualche degustazione...
"Ma immagino sia cambiato poco".
Tutti pigiati nel solito chilometro quadrato tra stazione, Duomo, Signoria e Ponte Vecchio
"Come dicevo è necessario fare scelte coraggiose da valutare poi nel lungo periodo, un po’ come si fa con il cambiamento climatico. Prenda Amsterdam per esempio, un modello che fa scuola"
Come si sono organizzati?
"Fanno accurate previsioni della capacità di carico ricettivo ed extra della città e questo è possibile solo se si hanno dati continui a 360 gradi. Ci sono poi degli speciali alert che segnalano in tempo reale ai turisti, con un’app, come muoversi".
Ci faccia un esempio pratico.
"Se la casa di Anna Frank è sold out il turista viene indirizzato verso un altro museo. Io stessa a Bergamo ho cercato di fare qualcosa di simile quando avevo la delega al turismo e la parte alta della città era satura".
Che faceva?
"Indirizzavo i turisti verso un percorso circolare alternativo invitando a organizzare con offerte e servizi le strade interessate. Puntavo sulla variante dei colli, o sul percorso città alta-bassa".
Da queste parti sembra fantascienza.
"Beh, in realtà Firenze su certe cose è stata un modello. Penso al divieto di aprire nuovi locali di somministrazione. In molti l’hanno poi imitata".
A Firenze, lo saprà, litighiamo su tutto. E molti dicono che il turismo ha drogato il mercato, specie quello degli affitti.
"Bisogna lavorare per impedire che si arrivi a detestare i turisti, come è successo in alcune zone di Barcellona. Vanno accolti con il sorriso, servono scelte azzeccate con la valorizzazione di luoghi diversi in modo da distribuire la risorsa del turismo".