Ora sono dodici i tamponi positivi. Ieri se ne sono aggiunti sette d’un colpo, tutti a Borgo San Lorenzo. E sono contagi giovani, avvenuti in ambiti circoscritti. Così risulta molto alto il numero delle persone poste in isolamento. Ma i sindaci mugellani non pensano, al momento, a nuove chiusure e restrizioni. Richiamano invece ad alzare il livello di attenzione sulle modalità di comportamento anticontagio.
"In questa fase di apertura progressiva delle attività - nota Phil Moschetti, presidente dell’Unione dei Comuni e sindaco di Palazzuolo sul Senio, uno dei pochissimi in Toscana a non aver avuto neppure un caso di coronavirus - le possibilità di contagio sono destinate a crescere, e il Mugello non può fare eccezione. Chiediamo a tutti di essere responsabili: mascherine, distanze. Ma soprattutto una cosa: chi ha il minimo sentore di malessere, chi ha una linea di febbre stia a casa. Questo è fondamentale".
Il contagio del quale ora stiamo parlando si è infatti diffuso per due persone che avevano accusato dei lievi malesseri, ma sono usciti lo stesso, incontrando non pochi coetanei. E solo quando hanno avvertito la perdita di odorato e gusto si sono preoccupati e hanno fatto il tampone.
Sul piano sanitario al momento non ci sono allarmi. "Tutti i casi - nota il sindaco di Borgo San Lorenzo Paolo Omoboni - sono asintomatici, e la carica virale è molto bassa. Bisogna continuare ad applicare tutti gli accorgimenti prescritti e i comportamenti corretti e faremo per questo altre campagne di sensibilizzazione. Ma sarebbe sbagliato criminalizzare persone, categorie economiche, momenti di svago. Bisogna andare avanti senza panico e con responsabilità individuale".
Mentre Moschetti promette più controlli antiassembramento da parte della Polizia municipale, Federico Ignesti, sindaco di Scarperia e San Piero aggiunge: "Cercheremo di circoscrivere questo piccolo cluster di contagi, con l’obiettivo di tornare a far essere il Mugello Covid-free, come è stato per tante settimane".
E segnala un’altra questione: "Dovremo sensibilizzare - dice Ignesti- i concittadini che d’agosto sono soliti andare a trovare le loro famiglie in Romania e in Albania. Facendo presente quali sono le norme, che prevedono che chi parte deve fare al ritorno una quarantena di 14 giorni: valutino se è il caso di partire, e chi lo fa informi le autorità locali, per poi garantire la salute a loro stessi, alle loro famiglie e a tutta la comunità".