Luca
Santarelli
Gentile Avvocato, la rubrica tratta prevalentemente questioni condominiali, ma ricordo che nel passato ho letto anche quesiti relativi alle locazioni. Il mio caso penso sia
semplice: fondo commerciale dove l’inquilino è moroso, a mesi alterni, da oltre un
anno. Dopo quasi due anni di riduzione concordata del canone, adesso l’inquilino ha
deciso di pagare un mese sì e uno no. Il suo negozio lavora, così emerge sia vedendolo passando, sia dal numero degli scontrini (fatto fare acquisti random). Che ragione ha a non pagare il canone? Posso agire con uno sfratto? Mi faccio mille
problemi morali post covid, ma è lui penso ad essere in torto.
Caro Lettore, quello che lei chiama “torto” in diritto si dice “inadempienza”, che determina la risoluzione del contratto. Comprendo la sua sensibilità, vero è che il conduttore
parrebbe approfittarsi in modo arbitrario della situazione covid-post covid, atteso che
attualmente parrebbe lavorare regolarmente. Ciò detto una volta che le riduzioni
contrattuali operate nel periodo pandemico sono terminate, torna in vigore il contratto come ab origine stipulato. Nel suo caso il canone da pagare è quello previsto nel contratto, oltre gli aggiornamenti Istat maturati nel tempo. Il conduttore che non paga il canone di locazione in modo arbitrario e versa quel che vuole e quando vuole, può essere destinatario di una cosiddetta intimazione di sfratto per morosità. A differenza dello sfratto di locazioni abitative, la morosità nei fondi commerciali non prevede il cosiddetto termine di grazia, questo significa che il
conduttore entro la data di udienza indicata in atto o salderà il debito in linea capitale, oltre gli interessi e le spese legali. oppure non potrà più sanarlo cosicché una volta
ottenuta l’ordinanza di rilascio da parte del Giudice, potrà eseguire lo sfratto con la
conseguente liberazione del fondo. La sua azione non è di tipo repressivo- aggressivo, ma una mera conseguenza (legittima) di un atteggiamento avversario.
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