GABRIELE MANFRIN
Cronaca

Il nostro viaggio con la rider "Pedalo senza sosta per pochi soldi E se rifiuto mi arriva un richiamo"

Le voci di Riccardo e Bruna, due giovani corrieri che aderiranno allo sciopero di categoria di sabato "Troppi chilometri, paghe non proporzionate e notifiche disciplinari se non accetto consegne lontane".

Il nostro viaggio con la rider "Pedalo senza sosta per pochi soldi E se rifiuto mi arriva un richiamo"

di Gabriele Manfrin

"Pensate che mentre Just eat sponsorizzava il concerto del Primo maggio – spiega con un sorriso amaro il rider Riccardo, membro di Si Cobas – i suoi lavoratori erano in strada a fare le consegne". Distanze infinite da percorrere, la mancanza di una paga adeguata, un orario straordinario non retribuito nel modo giusto, i richiami se si rifiuta una consegna lontana; sono solo alcune delle rivendicazioni dei rider di Just Eat, il cui sciopero è stato annunciato per la giornata di sabato.

Il mondo dei corrieri, un universo di cui spesso sappiamo poco; eppure basta farsi due passi per il centro per imbattersi in dozzine di rider che schizzano su e giù per le sue vie. La Nazione ne ha seguiti due durante alcune consegne. "Scioperiamo perchè le distanze sono infinite – spiega Riccardo Cas, 22 anni, da poco laureato in sociologia – Ci troviamo a percorrere anche 10 chilometri per una singola consegna. Se pensate che in un giorno si fanno anche 4 o 5 viaggi, si arriva a fine giornata che se ne sono percorsi più di 50". "Infatti io ho un forte dolore alla schiena – rilancia Bruna B. Oss, membra della cgil, 32 anni, che fa questa lavoro da ben 8 anni–. Ho legato lo zaino alla bici (come si vede in foto) per riuscire comunque a lavorare senza soffrire". Negli occhi di questi ragazzi, incontrati in uno dei punti di partenza, piazza indipendenza, si percepisce la loro energia. Ma come ci ricorda Riccardo "7 euro lordi all’ora per 40 chilometri in un giorno, non sono un bell’incentivo". Per questi lavoratori dopo il danno, c’è la beffa. Infatti terminata l’ultima consegna, se si trovano a 10 chilometri da casa, il tragitto per rientrare non viene pagato "Dopo 30-40 chilometri, ne dobbiamo fare altri a gratis" aggiunge Bruna. Questi lavoratori chiedono il contratto nazionale del settore logistico.

Partiamo da piazza Indipendenza, Bruna deve andare in zona Duomo a prendere la consegna per poi volare a Campo di Marte. La seguiamo. In via Nazionale non ci sono le corsie ciclabili e davanti ai nostri occhi, rischia di cadere almeno due volte, la colpa è dei pedoni sulla carreggiata ma anche dei motorini che ronzano intorno come calabroni. Arriviamo alla stazione e mentre imbocchiamo via Panzani un taxi rischia di investire Bruna. "Questa è la normalità" scuote la testa.Prendiamo il pacco, in un batter d’occhio ci lanciamo verso Campo di Marte. Bruna deve fare veloce, il cliente potrebbe lamentarsi. La ragazza decide di passare dai viali, il traffico visto l’orario (sono le 19) è molto intenso. Si infila nei meandri delle auto in coda fino ad arrivare a piazzale Donatello, ha già percorso dalla partenza 5 km. Pedala ancora e finalmente arriviamo. Suona, il cliente scende. A malapena la ringrazia. "Benvenuti nella mia routine".