![Selfie sulle spallette del lungarno vista Ponte Vecchio. Uno degli scorci preferiti dai turisti che non si fanno mancare lo scatto da condividere Selfie sulle spallette del lungarno vista Ponte Vecchio. Uno degli scorci preferiti dai turisti che non si fanno mancare lo scatto da condividere](https://www.lanazione.it/image-service/view/acePublic/alias/contentid/MjNmNzY4NTItZGQxYS00/0/il-nuovo-turista-zero-gusto-e-curiosita-gli-basta-farsi-un-selfie.webp?f=16%3A9&q=1&w=1280)
Selfie sulle spallette del lungarno vista Ponte Vecchio. Uno degli scorci preferiti dai turisti che non si fanno mancare lo scatto da condividere
"Il turista di oggi? Viene per la foto e poi va via e se vuole servirsi della guida la preferisce virtuale. Il problema però è che se spostano un’opera si perdono nel museo. Un tempo non era così...". Non ha dubbi Marco Verzì, guida turistica a Firenze da 22 anni. Lui la città la conosce come le sue tasche.
Come descriverebbe il turista tipo di vent’anni fa? "Consapevole, non c’è aggettivo migliore. Armato di guida cartacea, sapeva esattamente cosa voleva vedere e cosa voleva mangiare. In inverno c’erano molti giapponesi, in estate più americani. Eleganti, formali, interessati per davvero alla città, alla sua storia e alle sue tradizioni. Non era solo un viaggio, era un’esperienza. Dormivano in hotel o pensioni e mangiavano nei ristoranti locali, perché parte del viaggio era assaporare la cultura, anche gastronomica. Molti venivano anche per l’artigianato: visitavano le botteghe per conoscere il lavoro degli artigiani fiorentini e portare a casa un pezzo autentico della città. Il livello culturale era più alto, la curiosità più profonda.
Quando ha iniziato a notare il cambiamento? "Negli ultimi dieci anni il turismo di massa è esploso. Ogni anno sempre più turisti, sempre più legati ai social media. Il viaggio è diventato un’occasione per scattare una foto da postare, più che per conoscere davvero un luogo. Oggi il turista non vuole più sentirsi parte della città, come faceva un tempo. Ora arriva, fotografa e se ne va. Noi guide ci siamo dovuti adattare: un tempo ci chiedevano di visitare il Bargello, le Cappelle Medicee, luoghi specifici scelti con cura prima di partire. Oggi si lasciano guidare, tanto che potresti portarli anche all’Hard Rock Cafè e gli andrebbe bene uguale". Ci sono episodi che raccontano bene questo cambiamento?
"Un giorno un turista mi ha chiesto davanti al David di Michelangelo: ’Ma questo è il David di Donatello, vero?’. Gli ho detto: ’No, questo è Michelangelo’. Un tempo certe domande non venivano neanche poste, perché il turista sapeva cosa stava vedendo. Anche noi guide siamo state sostituite da quelle virtuali sulle app, ma se spostano un’opera dentro il museo, si perdono".
Oltre ai social, quanto ha influito la crescita degli affitti brevi? "Tantissimo. Con l’esplosione di airbnb le persone prenotano un appartamento, comprano il cibo al supermercato e mangiano in casa. Questo ha cambiato il tessuto economico della città. Un tempo cenare fuori era parte del viaggio, oggi è più un turismo mordi e fuggi, che lascia meno sul territorio. È il riflesso di un mondo che cambia: tutto deve essere più veloce, più immediato, più condivisibile online. Il problema non è solo per noi guide, ma per tutta la città, che rischia di diventare uno sfondo da fotografare, invece che un luogo da vivere davvero".