PAOLO GUIDOTTI
Cronaca

Il paese dei migranti. Pareggio con i residenti

A San Pellegrino meno di 100 abitanti e 82 persone ospitate nel Cas. La sproporzione preoccupa e il Comune vuole lo stop alla struttura.

I migranti adesso sono tanti quanti i residenti. E aumentano, almeno rispetto ai primi anni di vita del centro di accoglienza (Cas). Una sproporzione che preoccupa. La convivenza a San Pellegrino talvolta non è facile e anche il consiglio comunale firenzuolino, nel chiedere, con un documento approvato all’unanimità, centrodestra e centrosinistra, la riduzione del numero e la successiva chiusura del centro, ha ricordato come "nell’ultimo periodo le forze dell’ordine vengano spesso chiamate ad intervenire, specialmente nelle ore notturne, all’interno del Cas per sedare risse e schiamazzi".

All’inizio i migranti arrivarono in venti, tutti pakistani, all’insaputa del sindaco e del Comune. Una sorpresa per San Pellegrino, un piccolo gruppo di case, la chiesa, una botteghina di alimentari e un albergo-ristorante, per decenni punto di riferimento culinario nella vallata del Santerno: in tutto meno di un centinaio di abitanti nell’area, trenta i residenti vicino al centro.

"Erano tutti ragazzi giovani, spaesati, nessuno sapeva l’italiano – dice l’assessore ai lavori pubblici di Firenzuola, Andrea Brunetti –. Noi della frazione li abbiamo accolti, abbiamo dato passaggi in auto, si giocava insieme a pallavolo nel campetto". Poi la situazione è cambiata: col passar del tempo i primi arrivati se ne sono andati e ne sono arrivati altri. Molti di più, fino agli 82 di questi giorni, praticamente lo stesso numero dei residenti. E di Paesi diversi, tunisini, afghani, siriani, egiziani, senegalesi. Casi eclatanti ai danni degli abitanti in verità non se ne sono registrati, ma quello che preoccupa è la sproporzione dei numeri. Fra i migranti 7-8 si sono integrati bene e stanno lavorando, chi come fornaio, chi come muratore, fabbro, meccanico. Alcuni vanno in biblioteca comunale, dove ex insegnanti firenzuoline li aiutano con la lingua italiana.

"Ma l’esigenza di integrarsi deve partire da loro – nota Brunetti – molti partono presto al mattino, diretti nelle città, a Firenze come a Imola. Non è che fuggono dall’Africa per venire a San Pellegrino, si aspettano qualcosa di meglio". Quando il Cas venne aperto dalla prefettura fu affidato a una cooperativa, "Aurora", poi il centro venne commissariato. Successivamente è stato dato in gestione alla Croce Rossa e adesso alla Misericordia di Firenze. "Dormono in cinque o sei per camera con un solo bagno – nota ancora Brunetti –, le condizioni igienico sanitarie lasciano dubbi. Quanto al Comune, noi non possiamo occuparci del Cas, non abbiamo le risorse per farlo e toccherebbe a chi lo gestisce fare progetti di inserimento".

Paolo Guidotti