REDAZIONE FIRENZE

Il periodo aureo della trattoria Latini

Il periodo aureo della Trattoria Latini negli anni '80, con i suoi mecenati della cucina e il premio letterario "Amici del Latini". Un ricordo di tradizione e passione culinaria tramandata alla figlia Emilia.

Il periodo aureo della Trattoria Latini si è avuto negli anni ’80 del secolo scorso, quando Narciso gestiva il locale insieme ai figli, Giovanni e Torello, che ci ha appena lasciati. Autentici mecenati e insieme artisti della cucina. Le code fuori dalla porta non erano solo di turisti, ma anche di fiorentini doc. Fiore all’occhiello era il premio letterario “Amici del Latini“, scaturito da un’idea di Augusto Cesati, indimenticabile titolare della libreria Seeber. Facevo parte della giuria, coinvolto fra nomi illustri per il mio legame con Giovanni Spadolini, assiduo frequentatore – allorché gli impegni lo consentivano – della trattoria dell’amico Narciso, buongustaio della bistecca coi fagioli all’olio e dei primi piatti tipicamente toscani come la ribollita. La giuria non aveva gettoni, assai di più: teneva le sue riunioni periodiche a cena e le decisioni erano prolungate nel tempo. Ricordo a quella tavola Mario Luzi e Geno Pampaloni, con Giorgio Saviane e Marcello Vannucci e il giovane Franco Cesati, segretario factotum. Si discuteva molto fra noi, pure di letteratura: nell’ambizione di fare rivivere lo spirito del premio Antico Fattore degli anni ’30, con le ombre di Ungaretti e di Montale. Così un anno decidemmo di dare il premio a un superstite di allora, Mario Luzi, superando un imbarazzante impedimento: il poeta faceva parte della giuria. Così lo convincemmo a dimettersi per un anno, in modo da potergli assegnare il premio, il gigantesco prosciutto tanto pesante da portare via. Era anche il ’compenso’ per ogni giurato, ben lieto di ritirarlo a Natale, in occasione della cena degli auguri. Torello era sempre con noi, forte delle sue letture e della passione per i libri. In fatto di cucina e di vini aveva una conoscenza formidabile. Quando ci raggiungeva l’amico Tachis, enologo di fama internazionale, si assisteva a elevati dibattiti sulla qualità dei vini, con indimenticabili assaggi accompagnati da forme di pecorino di Siena. Bottiglie da collezione, accuratamente conservate nella cantina sottostante, aperta solo agli amici. Spetta ora alla figlia Emilia, la deliziosa mascotte del Premio, portare avanti col marito Christian la grande tradizione di famiglia. Accompagnata, si può immaginare, dal sorriso buono e generoso del padre.