"Avanti con Giani presidente no! Non si può ancora dire" è il promemoria del governatore uscente ai nuovi alleati in coalizione. Il polo laico riformista, lib-dem, europeista federalista fino al midollo, ha varato la piattaforma programmatica a sedici mani, affacciandosi per la prima volta alle Giubbe Rosse.
Azione, +Europa, Socialisti e Repubblicani andranno "avanti" organicamente nel centrosinistra alle regionali d’ottobre (se tutto fila liscio). Con un listone unico moderato che strizza l’occhio all’"Ue di Mario Draghi", alla transizione ecologica della Toscana dell’idrogeno, fotovoltaico e geotermia, fino ai diritti civili (applausi scroscianti per il sì alla legge sul fine vita, manco a dirlo). Il collante che lega 4 forze storicamente dialoganti a corrente alterna: Eugenio Giani. Ma perché non può dirsi (ancora) candidato del Pd e soci? "Non è il mio compito porre il tema - il colpo al cerchio del diretto interessato -. È la coalizione progressista che me lo chiederà. Ma è un bene che non ci sia ancora l’ufficialità - quello alla botte -. Se da candidato Pd avessi portato in consiglio regionale la legge sul fine vita, quella sulla Toscana diffusa, più il testo unico del turismo, sarebbero apparse tutte strumentali".
Eppure, qualche new entry nel campo sempre più largo - così come immaginato dal governatore -, ha storto il naso. "Troppi tira e molla, incomprensibile ritardare così tanto la ricandidatura, avrebbe dovuto essere automatica, Eugenio ha lavorato bene. Il suo unico peccatuccio è stato avere da giovane la tessera del Psi", ironizza e poi rimbrotta al Pd il segretario regionale dei socialisti Gerardo Labellarte. Giani in ogni caso gongola. Venerdì ha sedato le mire di discontinuità dei Verdi di Bonelli con la exit strategy del rigassificatore di Piombino da commissario dell’opera. Ieri ha abbracciato, a detta sua, "un polo riformista laico come elemento essenziale della coalizione di centrosinistra".
Il punto è che il Centro appare già affollato. I renziani reclamano spazio e autonomia e incombe una Lista del presidente puramente civica che potrebbe sovrapporsi a chi intende parlare, esporsi e rappresentare o un bacino ristretto di elettori d’opinione, moderati e riformisti che siano, o pezzi di società civile. Intanto Azione si è schierata in Toscana. Di regola con IV di Matteo Renzi, e potenzialmente coi 5Stelle, in caso di accordo. Non proprio i due migliori amici del leader nazionale Carlo Calenda, che tuona da giorni sul niet ad "alleanze, anche locali" proprio coi pentastellati per l’abisso sulla politica domestica ed estera. Il quadro regionale ed ex assessore regionale Marco Remaschi nel frattempo tesse la tela. Tanto toccherà al presidente Giani "trovare la sintesi". "Per noi il campo largo - dice Remaschi - è dato dalla condivisione nella progettualità sui temi, perché se dobbiamo stare insieme solo a livello di proposta politica, per dividerci sui grandi temi, meglio chiarire subito. Non ci spaventa una maggioranza composita, allargata anche alla sinistra più radicale".