REDAZIONE FIRENZE

Il popolo dei seimila peruviani Ora è più facile arrivare in città

Cambiano i flussi, gli effetti collaterali: "Così sbarcano anche i delinquenti del Paese da cui siamo scappati". La vita dei clandestini: lavoro in nero e niente affitto regolare. Un posto nell’albergo degli orrori costa 200 euro. .

Sono oss e badanti, corrieri e magazzinieri, addetti alle pulizie e alla ristorazione, operai e commercianti, ma non mancano neppure liberi professionisti e piccoli imprenditori. Sono i 7.954 cittadini peruviani della nostra Città metropolitana, di cui nel Comune di Firenze 5.603. Con quasi due terzi, sono la componente più rappresentata dei 12.427 sudamericani della provincia, e circa il 10% dei 125.022 stranieri (dati Istat al 1° gennaio 2022). E la comunità peruviana fiorentina è ancora più estesa, poiché comprende anche molte seconde generazioni di cittadinanza italiana, che comunque mantengono un legame socio-culturale con le proprie radici. Anche se è impreciso parlare di una sola comunità peruviana fiorentina, perché come spiega Richard Hasana, peruviano che vive a Gavinana, ci sono tanti piccoli gruppi che sono comunità in senso proprio, legati da relazioni di parentela, amicizia o vicinanza territoriale.

I primi sono arrivati negli anni ’80: "Tanti peruviani arrivati 30-35 anni fa oggi hanno un buon lavoro e hanno comprato casa qui, nel tempo abbiamo cominciato a interagire con questa città", dice Lina Callupe,operatrice sanitaria e presidente dell’associazione Comunità peruviana Firenze che aiuta a tutto tondo i concittadini e collabora con altre associazioni. Ma negli ultimi anni sono cambiati i flussi migratori: "I peruviani che stanno venendo a Firenze con l’ultima immigrazione entrano con un visto turistico, rimanendo poi qui, e sta arrivando un sacco di gente. Anche tra noi venuti tanti anni fa è difficile che qualcuno sia arrivato con un contratto di lavoro in mano, in tanti siamo siamo arrivati dal confine del Nord Italia, nascosti nnei bus e nei camion: io sono sono stata nascosta quattro notti in un tir dall’Olanda a Milano. Era più complicato. Ora c’è stata questa apertura dell’Unione Europea e può arrivare chiunque". Questo purtroppo comporta due fenomeni: da una parte rende più difficile gestire il numero maggiore di chi vive nell’ombra, lavora in nero e non può stipulare un contratto d’affitto; e così si ritrova clandestina e costretta a dormire nel racket dell’occupazione: un posto letto nell’edificio di via Maragliano costa 200 euro al mese, come veniamo a sapere da un inquilino arrivato da appena tre mesi, irregolare, che ha trovato un lavoro senza contratto nella ristorazione. Dall’altra, fenomeno emergente e preoccupante, ha reso più facile l’ingresso a una generazione nuova e disagiata dalle periferie delle grandi città peruviane. "Prima arrivavi da solo, io quando sono arrivata 22 anni fa , mi sono sistemata con lavoro e casa, poi ho fatto venire mio figlio – racconta Norma Guerrero, amministratrice del Gruppo Facebook Peruanos unidos x un solo Firenze da cui sono partiti gli appelli della comunità peruviana da tre giorni impegnata nella ricerca della bimba –. Ora arrivano in cinque, tutta la famiglia insieme ed è difficile trovare posto. Poi le cose non sono più come prima: siamo venuti via per l’insicurezza che c’è in Perù, ma questi ultimi che arrivano spesso sono loro l’insicurezza, vengono via dalla malavita di là ma non per fare un cambio: prima non succedeva mai che ti portassero via un cellulare, ora sì. Noi siamo venuti qui sapendo che avremmo dovuto faticare, trovare un lavoro per cominciare a guadagnare. Questi giovani vogliono fare soldi facili subito".

"Non è possibile che questa gente arrivi e rovini la buona immagine che gran parte di noi peruviani ha costruito – riprende Lina – Già c’è il problema di quelli che vanno a ubriacarsi Cascine che non si è mai risolto e che non condividiamo. Ora anche l’occupazione di quell’albergo, con la lotta tra peruviani e rumeni. Grazie a questo visto sta arrivando anche delinquenza, mentre noi abbiamo fatto tanto per essere accettati in questa città".

Carlo Casini