Settant’anni di storia di un quartiere nato dal nulla, per dare una casa a chi non l’aveva, l’Isolotto. Un rione che ancora oggi, nell’anno del suo compleanno, custodisce i racconti di chi l’ha visto nascere. Carlo Consigli aveva 13 anni all’epoca. Venne a vivere all’isolotto insieme ai genitori e al fratello e con le chiavi, ricevute dal Sindaco Giorgio La Pira, ha ottenuto la speranza di un nuovo inizio.
"Non case ma città", è la frase divenuta celebre che il sindaco ha pronunciato il 6 novembre 1954, in occasione della consegna dei primi alloggi del villaggio Ina-Casa. "Sono nato in via Vittorio Emanuele — ricorda — ci avevano dato lo sfratto e per due anni siamo stati sfollati. Abbiamo vissuto insieme ad altre tre famiglie in 70 metri quadri, in una portineria di una villa in via Bolognese. Non c’era privacy né spazio per giocare, mancava persino il riscaldamento. Ma a noi quello che avevamo tutto sommato bastava. Arrivati all’Isolotto, per la prima volta abbiamo avuo quattro camere enormi e con queste la nostra intimità".
Inizialmente le famiglie all’Isolotto erano 750, ma quelle che avevano un bisogno effettivo di una casa erano molte di più, in un quartiere che ancora doveva prender forma. "Uscire fuori era drammatico, io andavo a scuola a Rifredi in bicicletta, ma quando tornavo dovevo caricarmi la bici sulle spalle. Per strada c’erano gli scarichi dei lavori. Mancavano spazi comuni e dopo la contentezza di una casa si sono evoluti in bisogni più grandi. Quelli dei trasporti, di scuole, di chiese, negozi".
Con il tempo il quartiere è cresciuto insieme ai suoi abitanti e le case sono state il primo passo per la creazione di una comunità. Con essa è nato il senso di solidarietà e piano piano la spinta che ha permesso a tanti di costruirsi un futuro.
"La comunità era infatti un mix di persone sfollate, istriani e immigrati dal sud, unite nella risoluzione dei problemi quotidiani.
Non c’erano luoghi di aggregazione e la chiesa e la figura di don Enzo Mazzi hanno avuto un ruolo fondamentale per noi. Lì non c’erano distinsioni, la chiesa era realmente aperta a tutti e tutti potevano manifestare i propri bisogni. Si organizzavano riunioni serali e non solo. Per la prima volta ho imparato quanto sia potente la forza della comunità".
L’esperienza di Consigli e della sua famiglia è esemplare: come un quartiere possa nascere dalla volontà di chi lo abita. A distanza di settant’anni, il progetto innovativo concepito dai sindaci Fabiani e La Pira rimane un esempio significativo per affrontare le problematiche abitative attuali. "Viviamo momenti storici diversi — ha spiegato Jacopo Zetti, professore di tecnica e pianificazione urbanistica all’Università di Firenze — e in Italia si è rinunciato a finanziare progetti di housing sociale simili. Tuttavia, se venissero destinate risorse a iniziative di questo tipo, rappresenterebbero ancora un modello interessante e efficace, ovviamente con gli adeguati adattamenti alle esigenze contemporanee".