
Renzi, con gli avvocati Manes e Severino, durante una delle udienze a Firenze
di Stefano BrogioniFIRENZEProcesso Open, ha vinto Matteo Renzi. La procura non ha infatti impugnato il proscioglimento del leader di Italia Viva dall’accusa di finanziamento illecito ai partiti. Stessa sorte per le posizioni della parlamentare Iv Maria Elena Boschi, l’imprenditore Marco Carrai, l’ex deputato Dem Luca Lotti e l’avvocato Alberto Bianchi, che della Fondazione che organizzava la Leopolda è stato il presidente. Fondazione che, per la tesi della procura, avrebbe rappresentato un’articolazione di partito organica alla corrente renziana nel Pd, di cui Renzi è stato il segretario prima di uscire e fondare Italia Viva. Tesi che, dopo aver sbattuto contro le sentenze di Cassazione (che annullò i sequestri ai finanziatori) e Corte Costituzionale, ha capitolato anche davanti al giudice Antonella Zatini che ha prosciolto tutti gli imputati - non solo Renzi - in un colpo solo.
"Questo Ufficio, pur non condividendo le conclusioni alle quali perviene il Gup rispetto alle altre imputazioni, ritiene, anche per non gravare di inutile attività di studio Codesta Corte d’Appello, di non interporre impugnazione trattandosi, in massima parte, di fattispecie di reato per le quali sarebbe prossimo il termine di prescrizione. Per dette imputazioni non potrebbe mai pervenirsi, pertanto, a una ragionevole previsione di condanna", ha motivato il pubblico ministero Antonino Nastasi, con il visto del capo Filippo Spiezia. Tuttavia, non finisce tutto qui. Perché per Lotti, Bianchi e altri quattro più due società (l’imprenditore Alfonso Toto e la sua Toto Costruzioni, Patrizio Donnini Gallo, Giovanni Carucci, Carmine Gianluca Ansalone, la British American Tobacco spa), nonostante il non luogo a procedere pronunciato dal giudice nel dicembre scorso (e una prescrizione che incombe anche su questi episodi), la procura ha invece deciso di proporre appello. Lotti e Bianchi sono accusati di corruzione per l’esercizio delle funzioni. "Valuteremo se fare o meno appello incidentale", replica la difesa di Bianchi, rappresentata dagli avvocati Nino D’Avirro e Antonio Berardi.
Ma la notizia non è tanto che prosegua questo filone del processo, quanto che si chiuda, definitivamente, il procedimento che ha coinvolto l’ex premier Renzi. Perché i lunghi mesi di indagine, e poi dell’udienza preliminare, si sono trasformati in una sorta di duello personale tra Renzi e i pm, in particolare Luca Turco, il magistrato (oggi in pensione) che ha anche processato i suoi genitori e suo cognato. Una contesa con strascichi anche giudiziari, con denunce a Genova e al Csm nei confronti della toga. Querele finite nel nulla, anche se ora Renzi può dire di aver definitivamente vinto la sua guerra.