Francesco
Gurrieri
Nell’inarrestabile dilagare della dantologia di questo settimo centenario della morte dell’Alighieri, un posto particolare occupa l’interesse per i processi e le sentenze di condanna a Dante, pronunciate (in contumacia) nel gennaio e nel marzo 1302, nonché nel novembre 1315. L’ultimo si è celebrato alcuni giorni or sono alla Villa di Poggio Imperiale. Ma qui vogliamo accennare alla ristampa anastatica dell’edizione originale del 1967 del “Processo di Dante” celebrato il 16 aprile 1966 ad Arezzo. Grati a Luigi Salvadori (presidente della Fondazione CR Firenze), Alessandro Ghinelli (sindaco di Arezzo) e Aureliano Benedetti (presidente Fondazione Biblioteche CR Firenze) per aver fatto questo dono alla cultura della città. Quel processo aretino a cura di Dante Ricci, allora insigne avvocato del Foro fiorentino (che espresse la difesa del poeta), ebbe un collegio giudicante di grande rispetto: Gian Gualberto Archi (magnifico rettore e ordinario di Diritto romano), Umberto Bosco, Giovanni Leone (presidente del consiglio e poi presidente della Repubblica), Giuseppe Lo Schiavo, Bruno Migliorini, Niccolò Rodolico, Mario Salmi e altri. Fra i testimoni a favore, niente di meno che Piero Bargellini, Ernesto Sestan, Vittorio Vettori. Le accuse a Dante erano gravissime: baratterie, illeciti lucri, inique estorsioni, concussione. Inoltre, la contumacia di Dante, in stagione medievale, equivaleva all’ammissione di colpa. Così si beccò tre durissime sentenze, secondo le quali, in una "se verrà in potere nostro e del Comune di Firenze, sia condotto sul luogo di giustizia e quivi sia tagliata la testa"; in altra che "sia bruciato col fuoco finché muoia". Dal rigoroso ripercorrimento processuale Dante fu assolto, perché fu dimostrata la sua innocenza. "Per questo, Giudici – ebbe a dire l’avvocato Ricci -, vi chiedo di proclamare dinanzi al diritto e dinanzi alla storia l’innocenza di Dante Alighieri fiorentino ed esule immerito!". La Corte ebbe a dichiarare all’unanimità Dante: "Non colpevole e lo assolve dalle imputazioni contestategli".