STEFANO BROGIONI
Cronaca

Il racket delle peruviane: condannato il clan

FIRENZE Ragazze fatte arrivare dal Sud America con il miraggio di un posto di lavoro regolare. Ma una volta a...

FIRENZERagazze fatte arrivare dal Sud America con il miraggio di un posto di lavoro regolare. Ma una volta a Firenze, le giovani donne trovavano una realtà fatta di violenza e minacce. E invece di un’occupazione da badanti, dopo un terribile stupro come battesimo, andavano incontro a un destino sul marciapiede. All’associazione per delinquere composta da quattro peruviani, che avrebbe ordito questo traffico, ieri il gup Alessandro Moneti ha inflitto pene da tre a sei anni e otto mesi di reclusione (in abbreviato). Gli imputati, tra cui due donne, erano difesi dagli avvocati Sara Palandri e Massimiliano Palena. Riconosciuti anche 20mila euro per ognuna delle parti civili che si erano costituite, rappresentate dagli avvocati Elisa e Francesco Baldocci. Sono state proprio le due vittime, con le loro dichiarazioni, a innescare le indagini dei carabinieri.

"Appena arrivai mi disse di farmi una doccia. Poi è entrato nella doccia pochi istanti dopo di me e mi ha violentata", fu la terribile testimonianza agli investigatori di “Lucero“, il nome con cui la ragazza si sarebbe fatta chiamare dai suoi clienti. A questo rito di iniziazione avrebbe obbedito, suo malgrado, anche “Angel“, l’altra giovane donna che si è ribellata. "Ho provato a rifiutarmi, ma lui mi ha fatto vedere delle foto della mia famiglia facendo capire che sapeva molto cose su di loro. Avendo paura per la loro incolumità, ho ceduto".

I fatti oggetto del procedimento si dipanano tra l’agosto del 2021 e il novembre del 2022. Periodo in cui l’associazione avrebbe avuto a disposizione alcuni appartamenti in città - uno in via della Chiesa, l’altro in viale Giannotti - dove ospitare e in certi casi anche far lavorare le lucciole. Gli incontri, secondo quanto ricostruito, avvenivano anche nelle auto dei clienti, oppure in un camper parcheggiato prima in via di Villamagna e poi nella zona di Coverciano. La banda avrebbe trafficato anche in droga: se le ragazze capivano che il cliente consumava cocaina, avrebbero dovuto fornirgli il numero del pusher del gruppo.

ste.bro.