Il racket nell’ex Astor. Al via il processo. In aula lo zio di Kata. In quattro sotto accusa

Gli inquirenti hanno chiesto il rinvio a giudizio anche per il ’dueno’ Carlos .

di Pietro Mecarozzi

Soldi, violenza, potere. C’era tutto e di più, secondo l’accusa, dentro all’ex hotel Astor, dal quale il 10 giugno scorso è scomparsa la piccola Kata. Oggi, a quasi 365 giorni di distanza da quel drammatico sabato di inizio estate, nell’aula bunker di Santa Verdiana alle ore 9.30 prende il via l’udienza preliminare dinanzi al giudice Fabio Gugliotta in merito al presunto racket per il controllo dell’albergo di via Maragliano.

La procura di Firenze ha chiesto il processo per quattro ex occupanti peruviani. Tra questi, c’è anche Abel Argenis Alvarez Vasquez, lo zio della bimba di cinque anni scomparsa – indagato anche nel procedimento sulla scomparsa della nipote, con l’altro zio, Marlon, fratello del padre della bambina –, Carlos Palomino De La Colina, detto il “dueno“ (proprietario) dell’occupazione e altri due connazionali, Nicolas Eduardo Lenes Aucacusi e Carlos Manuel Salinas Mena.

I quattro imputati, difesi dall’avvocato Elisa Baldocci, sono accusati di una serie di estorsioni ai danni degli altri occupanti (alcune rimaste solo tentate), rapina, lesioni, nonché del tentato omicidio di un ecuadoregno, che una notte di fine maggio, si gettò dalla finestra della sua stanza, all’ultimo piano dell’immobile, per sfuggire a un raid che avrebbe avuto lo scopo di cacciarlo dalla sua stanza.

Secondo le indagini svolte dai pm Christine Von Borries e Giuseppe Ledda, ogni camera dell’Astor sarebbe stata acquistata dai relativi occupanti pagando un prezzo tra i cinquecento e i mille euro ai “padroni“ dell’occupazione. Accuse che i quattro, che adesso rischiano il processo, rispediscono al mittente: il “racket“ era in realtà una legge non scritta che vigeva dentro quell’occupazione sfuggita al controllo del Movimento Lotta per la casa. Dove chi s’impossessava di una stanza la difendeva con ogni mezzo e quando se ne andava la vendeva. Basterà questa tesi ad annullare la richiesta di rinvio a giudizio della procura? Ma soprattutto: il rapimento della piccola Kata è frutto di un regolamento dei conti maturato proprio nel contesto della faida per la conquista delle camere? È difficile stabilirlo. Intanto, le indagini continuano senza sosta.