
Il rap: una battaglia tra strofe. La musica come ingrediente della vita
Sull’onda del Festival di Sanremo ci siamo resi conto che la musica è un argomento attuale di discussione, che sicuramente interesserà appassionati e non. Tutti noi ragazzi ascoltiamo quotidianamente le canzoni rap, ma spesso ci lasciamo trasportare dalla melodia e trascuriamo il significato. Per questo vorremmo offrire uno spunto di riflessione su alcuni testi. Partendo dalle origini, il Rap deriva dell’Hip Hop, che nasce a New York negli anni ’70 nei Block Party, feste organizzate da persone di colore in cui si ballava la breakdance, danza di strada. Negli anni ’80 una parte dell’Hip Hop si trasforma in RAP, caratterizzato dalla pronuncia veloce di rime, a volte parlate o improvvisate chiamate Freestyle. I testi delle canzoni parlano di armi, sesso, droga e violenza. Questo genere diventa famoso anche in Italia, soprattutto grazie a Jovanotti. Dopo di lui sono arrivati gli Articolo 31 e Fedez, solo per citarne alcuni. Successivamente dal RAP nasce il TRAP che deriva dall’espressione Trap House, case usate per lo spaccio ed è caratterizzato da musica elettronica ed auto-tune, che corregge l’intonazione. In Italia un esempio è dato da Ghali. Tornando a Fedez, malgrado l’artista abbia interrotto gli studi e abbia dichiarato di aver provato ogni tipo di droga, è riuscito a diventare molto famoso per le sue collaborazioni con J-Ax. Una sua canzone significativa si intitola "Faccio brutto", che vuole eliminare gli stereotipi sui cantanti rap. Il testo della canzone è molto ripetitivo, ma attraverso frasi dal doppio significato, vuole far riflettere in maniera provocatoria su chi sia veramente che "fa brutto". Ad esempio: "...ho la catenazza d’oro presa nell’uovo di Pasqua…" sta ad indicare un modo tipico di vestire dei rapper e poi aggiunge "...giro coi fusilli crudi e ti chiedo se vuoi una pasta…" con riferimento al fatto che spesso i rapper vengono associati all’uso di droga. E’ vero che spesso i testi contengono parole e concetti che risultano diseducativi, ma il reale obiettivo è quello di far riflettere. Noi ragazzi riteniamo che il rap possa trasmettere messaggi importanti e avere anche significati profondi, come nella canzone "Casa Mia", di Ghali, dove si affrontano tematiche come la guerra e l’immigrazione, ma anche fatti personali che possono coinvolgere gli ascoltatori più da vicino. La musica rap può piacere anche semplicemente perché fa sentire bene, può essere una sorta di sfogo, una liberazione o fonte di relax. Dunque è vero che certe canzoni sembrano superficiali o diseducative, ma, prima di dare sentenze, dovremmo ascoltare più a fondo.