E adesso che succede alle tonnellate di carburante ancora presenti nel deposito? La decisione spetterà a Eni che, adesso dovrà decidere come gestire l’ingente quantità di scorte dello stabilimento, con quali tempi di ripristino e con quali modalità, ovviamente confrontandosi con la procura di Prato che sta coordinando le indagini sull’esplosione avvenuto il 9 dicembre alle pensiline di carico della struttura. La certezza è che la presenza di carburante nei circa 24 serbatoi dello stabilimento dovrebbe essere ininfluente sugli accertamenti degli inquirenti. Nelle prossime ore verrà messo a punto un piano che potrebbe prevedere o il ’ritorno’ del carburante alla raffineria di Livorno, attraverso il doppio oleodotto lungo più di 80 chilometri con cui lo stabilimento è allacciato o la permanenza nell’area di Calenzano. "Il deposito – spiegano addetti ai lavori – resta comunque in condizioni di massima sicurezza e ogni serbatoio è sigillato e sorvegliato".
La loro presenza quindi non rappresenta un problema dal punto di vista ambientale, ma non è escluso che per evitare uno stallo nella movimentazione, l’azienda possa successivamente chiedere agli inquirenti di accedere ai serbatoi.
Ieri intanto i cancelli dello stabilimento sono stati varcati dai mezzi della Labromare, azienda specializzata in bonifiche ambientali che si è attivata per il ripristino della funzionalità del depuratore dello stabilimento.
Sempre sul fronte ambientale, invece, Arpat due giorni fa ha rilevato come l’esplosione e l’incendio del deposito Eni di Calenzano abbia lasciato sostanzialmente inalterate le condizioni dell’aria anche grazie a concentrazioni considerato ’trascurabili’ dei fumi. Nelle prossime ore scatterà un’ulteriore verifica circa le attività di gestione messe in campo da parte della società.