CARLO CASINI
Cronaca

Il ribelle Dai cazzotti alle carezze Samuele ora aiuta chi ha bisogno

La Rosa era un ragazzo difficile. Racconta la sua storia di riscatto: "Ragazzi non fate casino, il conto si paga". Dal riformatorio al lavoro. "Avevo 16 anni e un’Ape, cominciai a fare consegne e non ho più smesso" .

Il ribelle Dai cazzotti alle carezze Samuele ora aiuta chi ha bisogno

di Carlo Casini

Samuele La Rosa, è un self made man nato dalle case popolari, una storia incredibile di riscatto sociale. Negli anni ’90 il suo nome era leggenda e antileggenda tra i ragazzini nel quartiere ancora di frontiera. Lo stesso dove oggi, a 40 anni, è impegnatissimo ad aiutare le famiglie più bisognose e quei ragazzi che vogliono perpetrare miti sbagliati, con l’esperienza di chi se li è vissuti sulla propria pelle. "La mia famiglia venne qua da Palermo negli anni ‘70, noi piccoli siamo cresciuti tra via Massa e via Canova. L’Isolotto si è tranquillizzato tanto – racconta – Certo, non è mai stato un quartiere paragonabile allo Zen, però è sempre stato popolare e acceso. Qui si sta bene, nonostante i pregiudizi, non è un quartiere di delinquenti e non manca nulla. Alle medie per un periodo mi mandarono a Rifredi: i bambini avevano paura sedersi accanto a me perché venivo dall’Isolotto".

Un’infanzia segnata da tre anni di istituto di recupero minorile e un’adolescenza che dire turbolenta è eufemismo: "Finivo sempre a fare casino. Tante botte date e prese: era la via Canova di quegli anni, altro che baby gang e trapper di oggi. Nessuno è Mazinga. Per fortuna, dalla droga sono sempre stato lontano". Rimangono nell’epica di rione storie come la partita di calcio storico del ‘98: "Dal campo dei Rossi, di cui siamo tifosissimi, sì partì stipati in 12 sull’Ape 50, megafoni e bandiere facendo manicomio per tutta Firenze prima di veder trionfare la nostra squadra!". Purtroppo alcuni di loro non ci sono più: "Il mio migliore amico è morto. Il suo nome ce l’ho tatuato addosso, ma soprattutto dentro". Inizia presto a lavorare: "Ho fatto il macellaio, il pesciaiolo, le consegne per La Nazione… mio zio mi prese in una grande azienda, ma sottoposto non potevo stare. Avevo 16 anni e un’Ape: per gioco iniziai a fare le consegne delle lavatrici alle amiche di mia nonna. E non ho più smesso".

Fonda così la Traslochi Discount. Arriva come una scure il lockdown e nonostante il lavoro fermo, si adopra per quelle famiglie delle case popolari. Fa una grande spesa, carica il furgone e distribuisce nel piazzale. L’iniziativa diventa poi l’associazione di cui è presidente: "’L’Isolotto vivo’ è nato lì. In quel periodo erano tutti più bisognosi, ma ci sono famiglie che continuano ad avere bisogno e li aiutiamo: ora assistiamo sette famiglie con pacco alimentare e pagamento bollette".

A far sbocciare quel fiore dal cemento, neanche a dirlo, l’amore: "Quando ho avuto la prima figlia, Giulia, nel 2006, mi sono tranquillizzato al 50%; con il secondo, Mirko, nel 2010, mi sono calmato del tutto. Poi, da 11 anni, ho la mia compagna Elettra, una grande donna". "Ai ragazzi, oggi, dico sempre di divertirsi ma di non fare casino perché il conto arriva sempre".