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Luca Santarelli
Sono bastati 120 secondi per lo strappo definitivo tra la maggioranza e Luca Santarelli, da lunedì passato dalla Lista Funaro al Gruppo Misto, in minoranza, e in Noi Moderati pur mantenendo la presidenza della commissione 8 alla Legalità da esponente dell’opposizione. Commissione che ieri si è riunita per soli 18 minuti. "Posso presidente? – ha chiesto il capogruppo dem Luca Milani, dopo due giri d’orologio –. Ci saremmo aspettati di ricevere una email con le sue dimissioni". La risposta: "Sulla base di quale norma?". Ancora Milani: "Ci sono norme, regolamenti e comportamenti. Il suo ha irrimediabilmente compromesso la nostra fiducia. Per questo motivo la maggioranza tutta abbandona la commissione, non percependo il gettone, in pieno disaccordo vista la scarsa sensibilità istituzionale da lei dimostrata".
Nel silenzio, strascico di sedie lasciate vuote. Il trio Pd Milani, Innocenti, Burgassi con Graziani (Avs), ha lasciato l’aula in direzione Aventino. Ha rincarato la dose l’assessore al Lavoro Danti, invitato a partecipare. Non in presenza, ma con una lettera più tagliente di una lama: "Confido nelle sue dimissioni per ripristinare il corretto equilibrio e funzionamento della commissione 8". Poi ancora Santarelli: "Se il Pd mi avesse fatto parlare prima, avremmo risolto il problema. Avrei chiesto di non presentare, discutere e votare l’atto previsto per la mancanza degli equilibri richiesti dal regolamento. Un’altra lezione di etica politica andata male". Un riequilibrio è stato richiesto ieri al presidente del Consiglio Cosimo Guccione durante la conferenza dei capigruppo. Tesa e durata oltre due ore. Tanto ci è voluto a trovare la quadra tra le forze politiche, in attesa del rimpasto che dovrà varare nelle prossime ore l’Ufficio di presidenza. Per Regolamento, attento a garantire sia i diritti delle minoranze, sia della maggioranza in termini di numeri e governabilità. Aspetti venuti meno con l’uscita di Santarelli dalla maggioranza in quattro commissioni su 11 (Controllo, Bilancio, Legalità, Istruzione). Al mattino Milani (Pd) ha avanzato la richiesta di rimodulare la composizione delle commissioni nel rispetto del criterio di "proporzionalità". Prima chiedendo un passo indietro alle minoranze con la rimozione di esponenti nelle 4 commissioni a cui partecipa Santarelli.
Risposta? "Aumentate voi del Pd il numero delle presenze". I dem con Milani hanno messo allora a terra (ad interim) una formula che consente di ripristinare i rapporti di forza tra maggioranza e opposizione, facendo uscire un commissario ciascuno dalle commissioni 2 (Sviluppo economico), 3 (Urbanistica), 4 (Sanità), 5 (Cultura e Sport) e 6 (Ambiente) per essere redistribuiti nella 1 (Bilancio), 8 (Legalità) e 9 (Istruzione e Lavoro). A questo punto c’è lo scarto di un commissario in tutte le commissioni a favore della triade Pd-Avs Ecolò-Lista Funaro, tranne che nella 9 (5 contro 5). Tutto questo in attesa dei correttivi dell’Ufficio di presidenza e non delle dimissioni di Santarelli, convinto delle sue ragioni. Ma la mozione di sfiducia è dietro l’angolo, pronta ad essere sollevata dal Pd già nella prossima seduta del 27 febbraio. Perché l’uscita dall’aula è stata per i dem l’"ultima chiamata" a Santarelli.
Francesco Ingardia