di Pietro Mecarozzi
Non è riuscita a trattenere le lacrime mentre ripercorreva la scalinata dell’ex hotel Astor nella quale la figlia Kataleya, per tutti Kata, è stata inquadrata dalle telecamere per l’ultima volta quel 10 giugno, prima di scomparire nel nulla. Katherine, la mamma della bambina peruviana di cinque anni, ieri era lì per cercare nuovi elementi a cui aggrapparsi, tracce del passaggio di sua figlia, indizi sfuggiti agli inquirenti. Il sopralluogo è durato circa due ore, nelle quali la mamma e il papà di Kata, assieme agli avvocati Sharon Matteoni e Filippo Zanasi e al consulente della famiglia Luciano Garofano, muniti di caschetti di sicurezza e torce hanno perlustrato i corridoi, le stanze e i seminterrati dell’ex albergo di via Maragliano. "Siamo soddisfatti, sono emersi elementi importanti, che sicuramente faremo presente agli inquirenti", spiega l’avvocato Filippo Zanasi. Dello stesso avviso anche Garofano: "Non eravamo qui per le vie di fuga ma per altri particolari che porteremo alla procura - ha aggiunto -. Poi gli inquirenti decideranno se ascoltare nuovamente i genitori della bimba".
Dalle terrazze c’è chi spia la scena: gli occhi di tutti sono puntanti sulla delegazione capitanata dalla madre Katherine. Il gruppetto si muove nel cortile, affonda l’avanzata entrando dalla porte dello stabile che confina con il cortile nel quale giocava la piccola Kata il 10 giugno. Passeggiano sui balconi dello stabile, indicano dal basso alcune camere, scendono nello ’stomaco’ edile del disabitato ex tre stelle. "Ho ricordato alcune cose che ora non vi posso dire", spiega Katherine al capannello di giornalisti accorsi da tutta Italia.
I dettagli di quello che è stato visto e trovato nell’ormai scheletro dell’Astor non è dato saperlo, ma tra gli obiettivi del sopralluogo c’era sicuramente quello di ricostruire al meglio gli ultimi movimento della piccola Kata e degli occupanti che orbitavano nello stabile in quei momenti.
Cercando allo stesso tempo di dare una collocazione fisica e temporale di coloro che per i due genitori rimangono i sospettati principali. "I soggetti attenzionati dai nostri clienti rimangono quelli che abbiamo già riportato ai pm – chiosa Zanasi. Il sopralluogo, però, è stato utile per ripercorrere il percorso che ha fatto la piccola Kata prima della scomparsa, ma anche per definire la ’geografia’ all’interno dell’Astor, indicando ai carabinieri che erano con noi chi abitava in determinate stanze". Invalicabili, invece, sono stati – anche per genitori e staff – i sigilli posti alle camere 201, 203 e 104 (dove ’alloggiava la bambina nei giorni prima della sua scomparsa’). Ovvero i tre locali dove la scientifica dei carabinieri ha ricavato tre tamponi di ’presunta sostanza ematica’ dai rubinetti dei lavabi. Una sostanza simile è stata trovata anche in tre valigie - i cui proprietari sono tra i cinque indagati, insieme agli zii di Kata, Abel e Marlon, dalla procura di Firenze per sequestro di persona – viste uscire dall’Astor il 10 giugno scorso e sequestrate durante lo sgombero del 17 giugno. Sarà il genetista Ugo Ricci - lo stesso che ha analizzato i reperti dei delitti del mostro di Firenze - a cercare proprio in quella sostanza il Dna di Kata (gli esami sono partiti ieri).
Nel frattempo proseguono le indagini su più fronti. La procura di Firenze è in attesa della risposta dal Perù dopo l’invio della richiesta di rogatoria. I pm vogliono interrogare nuovi nomi in Sud America per l’ipotesi dello scambio di persona legato a una storia di droga. Infine, secondo le prime indiscrezioni, la prossima settimana sarà la volta del sopralluogo della procura, che passerà a raggi x le scene del crimine, con l’aiuto dei Cacciatori eliportati di Calabria, uno dei corpi d’élite dell’Arma creato trent’anni fa per dare la caccia ai latitanti.