di Paola Fichera
"Quello che stiamo vivendo in queste ore è un incubo". "Siamo un popolo e uno Stato pacifici, mai siamo stati aggressivi contro qualcuno, noi vogliamo la pace". Gli echi di guerra arrivano anche nel Salone de’ Cinquecento e le parole del sindaco di Kiev, Vitalij Klitschko, rimbombano nelle orecchie dei sessanta sindaci dei venti paesi che si affacciano sul Mediterraneo si erano, invece, riuniti per parlare di pace, di collaborazione, di crescita comune. E’ uno dei momenti più toccanti del grande convegno che il sindaco Dario Nardella ha aperto chiedendo un minuto di silenzio per le vittime di queste giorni e ricordando "l’eredità straordinaria di Giorgio La Pira, che negli anni ’50 qui promosse per primo il dialogo interculturale e religioso tra le città del Mediterraneo" e proprio questo – ha aggiunto – ci spinge da Firenze a rivolgere un appello corale e accorato di pace e democrazia per la vicina Ucraina e per tutti i territori minacciati da conflitti. Fermatevi! Chiediamo alla Russia di mettere fine a questa invasione e a questi attacchi. Fermate la guerra! Fermatela ora!".
Ieri Nardella ha anche inviato una lettera sia al sindaco di Kiev che a quello di Mosca: "Mi rivolgo a voi perché possiate farvi promotori del nostro comune appello alla pace e favorire l’apertura immediata di un negoziato di pace. Le città – ha sottolineato il sindaco – non hanno eserciti, ma sono fatte per vivere di pace e per la pace. Caro Sergej, ti chiedo di fare il possibile perché possa concludersi al più presto questo intervento armato. Caro Vitalij, ti sono vicino in queste ore difficilissime".
E forte è anche l’appello della giovane sindaca di Sarajevo Benjamina Karic: "Chiediamo a tutti i sindaci: supportate Kiev, perché Sarajevo conosce tutto questo molto bene. La città e i cittadini di Sarajevo sono sopravvissuti all’assedio più lungo nella storia. Sarajevo sta vicina a Kiev e alle persone ucraine".
Ad aprire la prima sezione dei lavori ieri mattina nel Salone de’ Cinquecento è stato l’ex presidente della Commissione europea Romano Prodi: "Abbiamo bisogno di mettere insieme i giovani, con la creazione di 20-30 università comuni nel Mediterraneo, non l’università del paese del nord che fa una filiale, quello è il passato, ma 20-30 università paritarie con egual numero di studenti e professori del sud e del nord". Una proposta fatta ai sindaci perché "deve nascere dal basso" per "ricostruire un Mediterraneo spezzato e frammentato". Un’idea che ha subito trovato il sostegno dei sindaci e farà quindi parte della Carta di Firenze che sarà redatta e che, prima che il programma fosse stravolto dagli eventi, avrebbe dovuto essere consegnato stasera al ministro degli esteri Luigi Di Maio e domani mattina al Papa. Ma a ieri sera il titolare della Farnesina non aveva dato conferma della sua presenza vista la situazione internazionale e il Santo Padre ha dovuto rinunciare alla visita fiorentina per problemi di salute.
Nella Carta ci sarà anche l’impegno a ripetere l’incontro di tutti i sindaci e i vescovi del mediterraneo ogni due anni proprio per rendere concreta l’ipotesi di una forte collaborazione fra tutte le città e le diocesi, di ogni religione. Molto atteso ieri sera anche l’intervento dell’ex ministro Marco Minniti che ha invocato "un importante piano investimenti per i Paesi da dove partono e dove transitano i migranti, con una rapidità di utilizzo fondi".
Oggi sempre in Palazzo Vecchio è prevista la sessione riunita delle due assemblee. Sindaci e vescovi tireranno le somme dei colloqui e defineranno i contenuti della Carta.