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Il tricolore (numero 17), la Pikes e il futuro Faggioli continua a non mettersi limiti

A tu per tu con il campione fiorentino della Velocità in Montagna. "Il mio segreto? Fame di risultati e voglia di migliorarsi. Sempre"

Il tricolore (numero 17), la Pikes e il futuro Faggioli continua a non mettersi limiti

Nove e mezzo su dieci sono le vittorie di Simone Faggioli a tre gare dal termine della stagione. Un dominio assoluto quello del campione fiorentino a bordo della sua Norma Bardahl gommata Pirelli, con un solo mezzo passo falso a Gubbio in gara 1, dove la millimetrica sporgenza di un guard rail gli è costata la scheggiatura di un cerchio e la conseguente perdita di pressione del pneumatico e il ritiro, ma già in gara 2 è arrivata la vittoria e il gradino più alto del podio. Le ultime vittorie del fuoriclasse toscano sono state al Nevegal in Veneto e a Luzzi in a Calabria. L’obiettivo: ovviamente lo scudetti numero 17.

Undici titoli europei, 16 italiani e lanciato verso il 17esimo, ma qual è la ricetta per rimanere per venti anni sul gradino più alto del podio?

"La ricetta non la so, è qualcosa che sento nel mio DNA. Chiamalo un “istinto” a volere sempre migliorarsi, chiamala fame, chiamalo agonismo. Ma non è qualcosa che scelgo di avere, è qualcosa di innato".

Ma chi è Simone Faggioli, un uomo con la passione di un ragazzo o solo un grande professionista?

"Beh, direi entrambi. Se sei un professionista, anche di alto livello, ma non hai cuore non vai da nessuna parte".

Venti anni di carriera, se dovessi raccontare un episodio o un ricordo?

"Ce ne sono talmente tanti… sicuramente non posso dimenticare il debutto in auto alla Coppa Nissena con un Simone giovanissimo.. che tenerezza".

Il tuo è uno sport di coraggio, ma conosci anche la paura?

"Beh certo, esiste. Ma noi piloti la scansiamo con l’adrenalina".

Come ti vedi fra 10 anni?

"E chi lo sa. Mai mettere limiti al futuro".

Dopo lo straordinario successo del 2018, alla Pikes Peak sei tornato nel 2022, ma questa volta come pilota ufficiale Lamborghini e con l’Urus hai polverizzato il record di categoria. Come andò la chiamata della casa di Sant’Agata?

"Un contatto rapidissimo, abbiamo deciso e fatto tutto nel giro di 6 mesi. Una grande casa costruttrice con importanti mezzi e personale qualificatissimo. Un’esperienza importante nel mio curriculum".

Sappiamo che la Pikes Peak non è un argomento chiuso, ci sono nuovi progetti al riguardo?

"Eh… che domanda…. Posso solo dirti che ci sono tante, tante idee che portano ancora in quella direzione".

Ri.Ga.