LUCA SCARLINI
Cronaca

Il Vesuvio fasullo. Dopo la vera eruzione dell’Etna. Napoli vive con un senso di colpa. E’ il segno di un dominio perduto

Lo scrittore partenopeo il 19 agosto 1979 su "La Nazione" traccia un profilo sottile e ironico della psicologia dei suoi concittadini. Che addirittura pensano di simulare un’esplosione farlocca.

Il Vesuvio fasullo. Dopo la vera eruzione dell’Etna. Napoli vive con un senso di colpa. E’ il segno di un dominio perduto

Il Vesuvio fasullo. Dopo la vera eruzione dell’Etna. Napoli vive con un senso di colpa. E’ il segno di un dominio perduto

L’eruzione dell’Etna, mi confessa un amico e ha l’aria di slogarsi, non poteva capitare più a proposito: in piena stagione, con i turisti calati in Sicilia come stormi d’uccelli migratori per assistere anche a uno spettacolo fantasmagorico e irripetibile regolarmente fotografato e ripreso, conpensando il danno arrecato alle colture impinguando l’ economia locale, con grande giubilo delle aziende di soggiorno. Quasi quasi, a dare retta a quelle sue parole, fra i boati, le colate di lava e i ciottoli raccolti come souvenires da un lato, e i programmi organizzati dai vari assessori al turismo della zona, dall’altro c’è stata, si direbbe, addirittura una sorta d’intesa: affollati alberghi e pensioni, i bar presi d’assalto (l’aria rovente spinge d’istinto a trovar refrigerio in bibite e gelati). E il nostro Vesuvio? Il nostro Vesuvio dorme ormai dal ’44: trentacinque anni precisi. L’amico che mi teneva questo curioso discorso ne parlava con un acre e in fondo geloso sentimento d’invidia: la carenza di vita turistica a Napoli (una città dove lo straniero si ferma ormai pochissimo, e va diventando sempre più semplicemente una base di partenza verso la costiera, le isole o le zone archeologiche) dipende va a un tratto, per lui, anche dall’assenza del pennacchio di fumo, e a questo proposito egli mi ricordò come qualche anno addietro, fra i programmi elettorali d’un nostro noto politico, ci fosse quello che la voce veniva ripetuta in giro senza ironia ma al contrario con la più illimitata e convinta serietà) di ovviare alla mancanza del pennacchio di fumo costituendone uno artificiale: che a giorno sarebbe stato magari il solito cartoccio bigio da poter scambiare, volendo, anche per un intrico di nuvole, e a sera sarebbe stato illuminato da riverberi rossi, a testimonianza della nostra perenne vulcanicità. E vera o inventata questa voce, concludeva il mio amico, una cosa dimostrava: come quell’uomo politico avesse della psicologia del nostro popolo una profonda e diretta conoscenza. Non saprei dargli torto: dico, all’amico.

Con quanti napoletani m’è capitato d’accennare, nei giorni passati, all’eruzione dell’Etna (che pure, sino a questo momento, non ha l’intensità delle eruzioni degli anni passati ed è soltanto un normale sfogo stagionale), ne ho avuto in risposta parole nelle quali si poteva cogliere il desiderio di ridurre la portata del fenomeno e, insieme, una mali simulata abilità a stabilire raffronto con le eruzioni Vesuvio e sottolineare quanto queste siano state più importanti e universalmente conosciute, "storiche"; e un tale e così singolare spirito d’emulazione sembrato, più pateticamente, una specie d’alibi o di salvaguardia, il bisogno, insomma, a livello inconscio, di volersi sentire ancora centro d’un interesse, depositari d’un primato o d’una funzione (storica) cui si percepisce d’ avere irrimediabilmente abdicato.

Non so se queste stesse motivazioni siano alla base degli esperimenti di simulata eruzione che si stanno facendo in questi giorni sul Vesuvio dove, a mezzo di polvere di magnesio e altri ingredienti, e col sussidio di potenti fotoelettriche, si levano di notte finte lingue di fuoco. Si tratta, in realtà, d’una specie di prova generale per ricostruire l’eruzione di diciannove secoli fa, la più famosa la più catastrofica fra le eruzioni nella storia del vulcano, quella che seppellì Pompei sotto la cenere e il fuoco, di cui Plinio lasciò testimonianza in una memorabile lettera, e il cui anniversario cade giusto in questo mese di agosto. Così, per sollecitare le correnti turistiche in sosta nelle località del golfo, e stimolarle ad un rilancio d’interesse verso il Vesuvio, l’assessorato regionale al turismo ha organizzato quest’eruzione artificiale che sarà trasmessa anche in televisione in collegamento Mondovisione. Mi domando attraverso quali vie, per quali canali, il linguaggio arrivi a rinnovarsi, o piuttosto in che maniera si fanno strada neologismi ed espressioni inconsuete nate in particolari ambienti e da questi mutuate diventando a un tratto d’uso quotidiano anche presso gente che se ne serve con naturalezza e sembrerebbe al contrario la più lontana a poter acquistare non dirò il senso ma certamente l’impiego e l’evoluzione di tali trasformazioni linguistiche.