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Il vino toscano "tira". Regge l’export italiano con 908 milioni di euro

Il nuovo codice della strada sta per cambiare le abitudini dei produttori. C’è chi prova rossi a bassissima gradazione. La novità dell’Aqvarello.

di Paolo PellegriniFIRENZEPrima il nuovo codice della strada, stesse regole ma pene inasprite, poi la firma di Lollobrigida all’ok per la produzione di vini NoLo, così "quelli bravi" chiamano i vini con poco alcol, o senza. Buona l’intenzione, ridurre i danni per eccessivo consumo di alcol, dalle stragi sulla strada ai comportamenti violenti. Ma ce n’è davvero per fare andare di traverso il passaggio dell’anno alla gente del Vigneto Toscana, un po’ meno di 13mila aziende al lavoro su quasi 60mila ettari, più di un terzo dei quali – record nazionale – oggi sono coltivati con sistemi bio certificati.

Il 2024 non era andato poi così male, con il suo 30% di aumento in quantità su un 2023 che era stato annus horribilis. Ma insomma, 2 milioni e 300mila ettolitri, più o meno 300 milioni di bottiglie, alla fine sembra un buon risultato, anche perché l’Istat assegna al Vigneto Toscana il secondo posto nazionale nella bilancia con l’estero: nei primi nove mesi l’export a 908,7 milioni di euro, cifra destinata nel consuntivo del 2024 a superare il miliardo e 100 milioni del 2023 (il segno + è a 10,2%), e sempre l’Istat stima in 2 milioni la platea di toscani che il buon bicchiere non se lo fa mancare.

Senza contare i premi per singole bottiglie e singole aziende nelle varie guide e "bibbie" internazionali I dati di Avito, l’associazione regionale dei grandi consorzi, parlano di frenata dei mercati nei primi dieci mesi del 2024 con un complessivo -1,4% formato da risultati ottimi della Maremma (+6,9%) grazie al boom del Vermentino, del Montecucco (+4,4), del Chianti Classico (+1,4) e del Brunello, dalla sostanziale stabilità del Brunello (+0,6), del Nobile (+0,1) e dell’Igt Toscana (-0,3), a fronte del lieve calo del Chianti Docg (-1,6) e dei tonfi di Morellino (-11,4) e Vernaccia (-27%) tra le denominazioni principali. Di contro, sono in crescita le giacenze di cantina. Sono dati economici. Soggetti quindi a ballare. Quello che il Vigneto Toscana teme di più sono altre ripercussioni. Come il caso Report, e le carte che dimostrerebbero l’uso troppo "allegro" di vini non toscani, se non addirittura "fatti in laboratorio" immessi in bottiglie di gran blasone.

Lamberto Frescobaldi, a capo della maison di famiglia, rassicura in una intervista a gamberorosso.it , in cui parla di "un settore tra i più controllati in Italia", e si chiede: "Se tutto fosse semplice, e i vini si potessero fare in laboratorio come fa credere Report, allora cosa ce ne facciamo dei vigneti che costano un milione di euro? Siamo mica tutti scemi?". E poi arrivano le strette del codice della strada che dà il via alla produzione di vini senza o con poco alcol. In Toscana ci provano già: Colline Albelle, a Riparbella, fa un Vermentino di 10 gradi; Chioccioli Altadonna rilancia invece un’antica tradizione del Chianti, l’acquarello, che i contadini avevano sempre pronto da offrire: si chiama appunto Aqvarello, ha 7,5 gradi, richiama anche la tradizione francese della "piquette". Ma da qui allo zero alcol c’è strada.