
Il Consiglio di Stato dà ragione al vivaio di piante grasse (foto d’archivio)
Una battaglia lunga quarant’anni, ma alla fine il Consiglio di Stato ha dato ragione a un’azienda agricola di Impruneta: le serre in cui il vivaio ’Ermini e Mangani’ coltiva le piante grasse "non pregiudicano in alcun modo “lo spettacolo dei colli”", tutelato dalla Soprintendenza. La sentenza del 10 aprile scorso cancella una precedente sentenza del Tar, che aveva invece dato ragione al Comune di Impruneta, che aveva negato all’azienda agricola il condono dei manufatti, originariamente abusivi, necessari per le loro coltivazioni. Per raccontare sin dall’inizio questa storia bisogna infatti tornare indietro alla metà degli anni ’80, quando iniziò l’attività del vivaio. Si tratta di una serra e due fabbricati di 12 e 24 metri quadri.
Nel 2013, l’azienda presentò un’istanza di condono di tali opere, ma ricevette un diniego. La Soprintendenza, infatti, espresse un "parere negativo vincolante" in quanto le opere oggetto di condono vennero ritenuti "manufatti di notevole entità dimensionale e di notevole impatto percettivo, palesemente incongrui rispetto alla pregevolezza dei luoghi che appaiano incompatibili con la fondamentale esigenza di preservare i caratteri peculiari del contesto paesaggistico assoggettato a tutela". E l’amministrazione comunale si adeguò. Era il 2013. Ma ora, dall’ultimo grado di giudizio amministrativo, il ribaltone che dà ragione all’attività economica. Secondo il Consiglio di Stato, il "parere della soprintendenza si rivela piuttosto inadeguato in termini di istruttoria e generico in termini di motivazione dal momento che si fa riferimento a non meglio precisate notevoli consistenze dei manufatti nonché ad un notevole impatto paesaggistico delle opere sul piano della “percezione visiva”. Dunque un generico richiamo alla tutela del vincolo ministeriale del 1955".
"Manca tuttavia ogni riferimento alla consistenza effettiva degli immobili, alle loro caratteristiche costruttive (materiali, forme, etc.) e alla dimensione specifica dei manufatti e del relativo contesto ambientale. Inoltre non viene evidenziata una seria e reale compromissione di determinati angoli visuali e luoghi panoramici concretamente accessibili al pubblico (aspetto, questo dei punti accessibili, espressamente menzionato nel vincolo ministeriale)". Quanto alla deturpazione dello "spettacolo dei colli della cerchia meridionale di Firenze", una consulenza del vivaio dimostra che i “punti di vista accessibili al pubblico” "non sarebbero compromessi dai manufatti abusivi realizzati", perché "non sono visibili da alcun punto di vista accessibile al pubblico; sono collocate in fondo ad una piccola valle; sono del tutto nascoste da una fitta massa di alberi e macchia".
Stefano Brogioni