Firenze, 20 maggio 2021 - Gli impianti a gpl più sicuri sono quelli fissi e centralizzati, dotati di serbatoi interrati situati all'esterno degli immobili, la cui manutenzione e rifornimento è a cura di un'azienda specializzata. Esistono però, soprattutto nelle zone di campagna o montuose, impianti a gpl montati dentro le case, con le classiche bombole da sostituire quando sono esaurite.
“Avere oggi un impianto così è da pazzi”, commenta Paolo Pagliarani, presidente degli impiantisti di Cna Firenze. “Quando la bombola viene sostituita, si va dal 'bombolaio', che solitamente non ha la competenza adeguata per mettere le mani nell'impianto”. E' insomma una sorta di 'fai da te' che mette a rischio la propria e altrui incolumità. Secondo le stime, attualmente in provincia di Firenze esistono da un 2 a un 5% di questi impianti pericolosi. In totale in Toscana ci sono 1,7 milioni di impianti, di questi il 6,4%, cioè circa 112mila, è a gpl.
“Gli impianti a bombola – sottolinea l'esperto – non vengono nemmeno verificati, perché spesso non si sa nemmeno che esistono. La Regione non li ha potuti censire. La classica revisione che si fa sulla caldaia, in questo caso non viene fatta”. Niente di più sbagliato. “E' fondamentale far effettuare la manutenzione ordinaria annuale da tecnici specializzati. Inoltre, ogni 5-10 anni, chi vive nell'appartamento deve far verificare la tenuta dell'impianto”.
La pericolosità del gpl deriva dal fatto che, mescolato con l'aria in determinate proporzioni, forma una miscela infiammabile che si accende istantaneamente se innescata anche con una semplice scintilla, quale quella, ad esempio, di un interruttore elettrico, o con una fiamma o ancora con una resistenza di una stufa elettrica o anche solo con la brace di una sigaretta.