Calenzano (Firenze), 11 dicembre 2024 – Un tempo qui c’era tutta campagna. Un tempo. Perché adesso ci sono decine di attività industriali e perfino una palazzina di tre piani a pochi metri di distanza dal maxi deposito Eni di Calenzano nel quale, due giorni fa, si è consumata la tragedia in cui hanno perso la vita cinque persone. Un fatto che segnerà per sempre la comunità calenzanese (e purtroppo non solo) e che ha di nuovo posto al centro della discussione la difficile convivenza, a dir poco, tra la struttura di stoccaggio carburanti realizzata nel 1956 e il contesto circostante, ormai fortemente urbanizzato.
Chi lavora o abita nei dintorni dello stabilimento, in qualche caso davvero a pochi metri di distanza, ha paura ed è un fatto di cui occorre tenere conto: “Sono convinto che si debba trovare una soluzione per il deposito – sottolinea al riguardo il governatore della Toscana Eugenio Giani - perché quel luogo è inappropriato per le funzioni che vi vengono svolte. Capisco che è lì perché, quando fu realizzato, a fine anni Cinquanta, si prevedeva vicina l’uscita dell’autostrada ed effettivamente è molto funzionale come base logistica. A quell’epoca, però, non c’era niente intorno. Va considerato che quelle zone sono passate per le leggi dello sviluppo delle aree più deboli e, conseguentemente, nel corso degli anni, sono state progettate e realizzate con procedure accelerate aree industriali che oggi rendono inidonea quell’area per operazioni pericolose”. Ancora più netto il primo cittadino di Calenzano Giuseppe Carovani che parla, letteralmente, di “un colpo terribile, un colpo al cuore”, per il drammatico tributo di cinque vite umane pagato soprattutto, “ma anche perché quanto è accaduto compromette una convivenza tranquilla della comunità rispetto al contesto produttivo, industriale e agli insediamenti che ci sono. La gente si pone interrogativi chiedendosi quanto è al sicuro e la situazione è molto destabilizzante”.
Circostanze oggettive per cui Carovani chiede, a tutti gli enti potenzialmente interessati, di avviare una riflessione sul possibile futuro del deposito nel luogo in cui si trova attualmente: “C’è necessità di dare sicurezza alla popolazione di Calenzano – prosegue – se questo è possibile anche chiudendo lo stabilimento. Il problema non può continuare a essere gestito in questa maniera perché abbiamo potuto constatare, pur con la costante attenzione e tutte le attività di prevenzione che vengono fatte all’interno del deposito, ci sono registri delle esercitazioni che sono state effettuate a febbraio per il primo semestre di quest’anno e ad agosto per il secondo, che questo non è sufficiente per scongiurare un esito così drammatico come quello che abbiamo vissuto”.
Da qui la necessità di un ripensamento profondo: “Non facciamo diktat – continua ancora Carovani - ci rendiamo conto che non è una cosa semplice chiudere o spostare uno stabilimento come questo, anche perché è un servizio che, alla fine, viene reso ai cittadini che vanno a fare benzina nei distributori, ma credo che questo contesto, in questi termini, sia da ripensare. Noi chiediamo che si ripensi a tale insediamento nel cuore di Calenzano, a due passi dalla Ferrovia, a trecento metri dall’Autostrada del Sole a 500 metri dall’autostrada A11: è un nodo infrastrutturale oltre che di contesto urbanistico francamente molto critico e delicato, quindi proponiamo una riflessione sul fatto se sia il caso che questo impianto debba rimanere qui”.