MANUELA PLASTINA
Cronaca

Impruneta Futura, addio al gruppo. Aramini: "E’ mancata la stabilità"

Dalle elezioni perse per 140 voti fino alla scomparsa in Consiglio. L’ex candidato sindaco: "Ma rifarei tutto"

Matteo Aramini, ex candidato sindaco di Impruneta Futura,. perse per 140 voti sul vincente Lazzerini

Matteo Aramini, ex candidato sindaco di Impruneta Futura,. perse per 140 voti sul vincente Lazzerini

Col passaggio anche di David Biagiotti, dopo Tommaso Orlandini, in maggioranza, il gruppo Impruneta Futura non c’è più. Con Sabrina Merenda già al gruppo misto all’opposizione, esce dalla scena consiliare il gruppo nato a supporto del candidato sindaco Matteo Aramini, che ha perso per 140 voti sul vincente Lazzerini.

Aramini, cosa è successo a suo giudizio? "Le liste civiche nascono con un obiettivo: vincere le elezioni. Non avendo stabilità strutturali in termini organizzativi, qualsiasi scossone diventa un potenziale terremoto distruttivo. Dalle mie dimissioni, si sono susseguite numerose ’esplosioni’ interne".

Cosa non è funzionato? "Forse mancava una maggiore coesione per il progetto e le tematiche invece che sulla mia candidatura. Continuo a credere che Impruneta Futura sia ancora in ottime mani, ma fatico a comprendere una scelta così importante staccandosi da quanto più volte affermato pubblicamente".

Perché lei si dimise? "Per obbligo di legge: avevo accettato la candidatura al Comune di Firenze. Non lo avrei fatto altrimenti. Detti disponibilità a dar mano da volontario alla lista, ma non andò. Poi le strade si sono divise e su questo preferisco non esprimermi".

Siete entrati come opposizione, ora in due su 3 sono in maggioranza. Voltiamo Pagina parla di "truffa elettorale". "La politica è fatta di geometrie variabili: ognuno cavalca le occasioni che si prospettano. Che sia un’occasione ’ghiotta’ per VP è chiaro e oggettivo".

È deluso di quanto vede politicamente a Impruneta? "Sì e non solo per le ultime notizie, ma per questo anno e mezzo di nuova amministrazione. Scelte opinabili, metodi ancora più discutibili, tante promesse ribadite e millantate che non hanno ancora soluzione, ma soprattutto poca prospettiva a medio-lungo termine".

Cosa sarebbe cambiato se quei 140 voti di distacco non ci fossero stati? "Avremmo governato. La nostra proposta, con una giunta molto qualificata già presentata in campagna elettorale, era seria ed affidabile. Avremmo affrontato le tematiche con serietà, competenze e metodo partecipativo".

Se tornasse indietro di due anni, rifarebbe le stesse scelte, a partire dal lasciare il Pd? "Sì, tutte. La ’battaglia’ non era contro il Pd, ma contro un metodo di lavoro. Sono riusciti in un’operazione degna da far concorrenza al ’Cavallo di Troia’. Gli allora dirigenti del partito lo permisero: si poteva fare un percorso condiviso di primarie di centro sinistra. Invece il progetto era già stato scelto da attivisti con ruoli importanti nel partito, specialmente del Circolo di Impruneta. Ma l’egemonia a scapito dei nomi e cognomi e del merito o competenze, sta sempre più consumandosi nel tempo".