Dipendenze tra i giovani, tra la scoperta in famiglia e l’eventuale inserimento in una comunità passa del tempo. Ma questo non è sintomatico di lungaggini del sistema, anzi: si tratta di una fase necessaria al funzionamento dell’inserimento. In due parole: in comunità bisogna arrivare preparati e motivati, altrimenti si fallisce. "Certo i servizi devono essere sostenuti di più, e le politiche sociali devono cambiare prospettiva: non ragionare in termini di tossicodipendenza, ma piuttosto di comportamenti – premette il professor Valentino Patussi, responsabile dell’unità Alcologia di Careggi, che ha visto migliaia di giovani con pluridipendenze – Ma sarebbe troppo semplice scaricare la responsabilità sui servizi. Perché prima di inserire un ragazzo che fa uso di sostanze in una comunità, devi misurare la sua voglia di cambiare. Si deve creare una rete di sostegno nell’attesa di entrare, va seguito e dipende da quanto lui voglia farsi seguire".
"Perciò, piuttosto che focalizzarsi sui tempi, è opportuno farlo sul metodo – spiega il professore – Bisogna mettere insieme il sistema della famiglia e degli amici per creare una rete. Se un ragazzo viene da me e mi dice: ‘io ho un problema’ – o più facilmente un genitore mi dice ‘mi sono accorto che mio figlio ha un problema’ – bisogna innanzitutto vedere se è motivato a smettere; ma ci vuole ci vuole un livello di coscienza molto forte, arrivarci è una fase spesso lunga. Solo a quel punto si attiva la comunità, certo nei limiti delle possibilità e i fondi che ci sono. Ma prima di arrivarci, per motivare e inquadrare la persona (ogni caso è a sé) bisogna mettere insieme una serie di attività che coinvolgono la famiglia: tutta la realtà di autoaiuto che può creare quella rete di sostegno sociale insieme al servizio sociosanitario: i Narcotici anonimi, i Club alcologici, gli Alcolisti anonimi. Sono dei cambiamenti di stile di vita che hanno tempi individuali lunghi; e al tempo stesso bisogna lavorare su tutto il sistema. Metterlo in comunità prima di questa fase, preparatoria per tutti, spesso vuol dire vederlo fuggire dopo qualche giorno".
Carlo Casini