CARLO CASINI
Cronaca

In giro con gli angeli della notte. Volontari amici dei senzatetto: "Doniamo soprattutto sorrisi"

L’attività degli operatori di strada del Cisom, una delle associazioni impegnate nell’assistenza "Spesso incontriamo le stesse persone, si stabilisce fiducia. L’importante è essere concilianti".

In giro con gli angeli della notte. Volontari amici dei senzatetto: "Doniamo soprattutto sorrisi"

C’è chi per scelta o costrizione, le notti invernali le passa in strada. E c’è chi quelle sere gelide, invece di starsene al calduccio alla tivù, esce di casa a portare uno spiraglio di luce in quelle tenebre urbane. Sono i volontari delle Unità di strada. Un volontariato non facile, a contatto con la sofferenza. Eppure a sentire chi lo fa, si riceve più di quello che si dà.

Ore 20,30 di giovedì, ci ritroviamo in via Palazzuolo davanti alla sede degli Anelli mancanti. Ad aspettarci un’ambulanza del Corpo italiano di soccorso Firenze (Cisom). È la sera del progetto progetto ’Secondi’ (Sorveglianza epidemiologica del Covid nelle popolazioni difficili da monitorare), che le due associazioni fiorentine portano avanti con Regione Toscana: stanotte oltre a distribuire cibo, vestiti, coperte e altri prodotti di necessità a chi vive sul marciapiede, si porta anche assistenza sanitaria loro; ma soprattutto si porta conforto, un sorriso a chi è schiacciato dalla solitudine.

Nell’abitacolo Egidio, che districa con perizia il bestione per i vicoli del centro, e Simonetta, volontari per il Cisom, con Beppe, il nostro fotografo; dietro io e Francesca, infermiera volontaria per Anelli mancanti. Il vano sanitario oggi non odora di medicinali, ma profuma di pizza e sandwich: "Ci regala tutto ‘Il Pizzino’ di via Maggio, senza di loro avremmo solo dolci", spiegano.

"Perché lo fai, dopo una giornata di lavoro?", chiedo a Francesca. "Per queste persone non è facile l’accesso sanitario. Una sera a settimana si può fare".

Prima tappa Asl di Santa Rosa, due uomini dormono sulle scale. Chiedono qualche salato, di trovargli delle scarpe, gli offriamo un the caldo. Uno è pluripatologico, cardiopatico, diabetico, psichiatrico, oggi lamenta fastidio per il fuoco di Sant’Antonio, l’infermiera lo indirizza allo Stenone. "Spesso incontriamo le stesse persone, si stabilisce una fiducia", dicono i tre angeli della notte.

Seconda tappa, i giardini antistanti. Qui un gruppo di stranieri inganna la notte chiacchierando. Riconosciamo la dolce signora nigeriana che dormiva alla fermata della tramvia. Un nordafricano invece è alterato, si mostra nervoso, cerca il litigio. I volontari sono concilianti, gestiscono al meglio la situazione. È un modo per cercare considerazione, ciò che cercano di più è relazione. I toni si fanno poi piano piano amichevoli. Anche qui the, pandori, succhi, ma soprattutto amicizia.

Terza tappa, Fortezza. Un giovane afghano ha scelto in mezzo a tanto cemento il punto più umido del prato: lamenta mal di testa, l’infermiera oltre alla cena, gli offre un analgesico.

Quarta tappa, Santa Maria Nuova: i portici dell’ospedale sono gremiti di clochard: "Stanno qui perché c’è un bagno vicino", mi spiegano. L’infermiera accerta le condizioni di salute, poi diamo del cibo. "Finalmente una bella mangiata, da quanto non la facevo!", esulta uno ricevendo abbondante pane e affettati.

Si avvicina un anziano distinto, accento pugliese, non lo diresti un senzatetto: ma ai volontari ha confidato di essersi ritrovato tale dopo il divorzio. La butta sul ridere chiedendo le specialità del giorno. "Ecco il menu signore", sta allo scherzo Egidio, sciorinando panini e paste. "Speravo nell’anatra all’arancia, ma mi accontenterò! Per domani prenoto caviale!". Una battuta che serve a mascherare la spirale in cui è precipitato.

Si avvicina un pulmino della Fratellanza Militare, impegnato in un’operazione analoga. Le due associazioni si coordinano sulle tappe. I nostri ora andranno verso la periferia, i volontari non bastano mai per i tanti bisogni e chiunque può unirsi. Siamo a due passi dai locali più fashion della movida fiorentina, gruppi di turisti e non solo si spostano da un locale all’altro a ballare: "La vita notturna è anche questa", chiosa Egidio.