YLENIA CECCHETTI
Cronaca

"In Toscana si è poveri lavorando". Qui il primato degli assistiti Caritas

Un quadro difficile emerge dalla ricerca dell’Ires fra contratti precari, discontinui e a basso valore aggiunto

"In Toscana si è poveri lavorando". Qui il primato degli assistiti Caritas

"In Toscana si è poveri lavorando". Qui il primato degli assistiti Caritas

MONTELUPO (Firenze)

Vita e morte. È un compleanno che stride. La festa dei primi 50 anni di Cgil Toscana - una giornata di analisi e confronto sui grandi temi nazionali legati al mondo del lavoro è a maggior ragione l’occasione per tenere alta l’attenzione, lottare per la tutela dei diritti. Dal palco allestito ieri alla Fornace di Sammontana, Montelupo Fiorentino, mentre arriva la notizia dell’ennesimo incidente (l’esplosione nella fabbrica di alluminio di Bolzano che ha travolto 8 operai), si alternano gli interventi degli ospiti: il segretario nazionale Maurizio Landini, il segretario regionale Rossano Rossi e il presidente della Regione Eugenio Giani. Vita e morte, passato e futuro: un documentario ripercorre le tappe salienti della storia del sindacato mentre il presidente Ires Maurizio Brotini scatta una fotografia attuale del lavoro in Toscana.

Il quadro economico non sorride: "anche in Toscana si è poveri lavorando". Boom di precariato e lavoro povero, cala il Pil pro Capite. Part time, lavoro discontinuo e lavori a basso valore aggiunto. "La Toscana - fa presente Brotini - ha il triste primato dei cronicizzati nell’assistenza Caritas. E molti sono lavoratori". Il 35% dei dipendenti dei settori privati (non agricoli) è part-time, il 46,5% ha un lavoro discontinuo (inferiore alle 52 settimane su base annua) e solo il 39,8% è a tempo pieno per tutto l’anno. Non solo: il 58% del totale guadagna meno di 15mila euro lordi.

"Se al 2000 la Toscana occupava la 51° posizione tra le regioni d’Europa, al 2021 tracolla alla 99°, perdendo ben 48 posizioni: l’arretramento peggiore dopo quello dell’Umbria che ne perde ben 62, passando dalla 75° alla 137° posizione". Dal reale al virtuale, come viene presentato il lavoro su media e social? Quali sono i temi di interesse e i trend sulle piattaforme utilizzate da giovanissimi? Le risposte, nell’ambito della giornata dedicata a Cgil, le ha fornite il sondaggio dell’Osservatorio Futura-Fondazione Di Vittorio.

Gli utenti social sono i interessati alle morti sul lavoro (per il 36%), appassionano poi iniziative e proteste (32%), mentre opportunità lavorative sono seguite dal 21%, discriminazioni e precariato dal 5% e inchieste dal 4%. E quale è lo stato d’animo trasmesso dai media riguardo al tema del lavoro? Per il 50% indignazione, per il 36% speranza, per il 5% ottimismo. "C’è ancora la capacità di indignarsi, c’è ancora la fiducia di un cambiamento collettivo". Quanto si è soddisfatti del proprio lavoro? L’indagine svolta su un campione di 600 intervistati, dice che solo il 31% sia soddisfatto a fronte del restante 69% insoddisfatto soprattutto nella fascia di età inferiore ai 35 anni. L’incertezza lavorativa pesa assai di più del carico di lavoro che dello stress emotivo legato al lavoro. Non sono i più giovani a soffrirla, ma la fascia tra i 35 e i 55 anni.

Si ribalta invece la situazione per lo stress emotivo che è l’elemento di logoramento maggiormente pervasivo degli under 35. " Infine - ha detto Brotini - il 23% ritiene che il sindacato sia fondamentale per la tutela dei diritti dei lavoratori, il 29% molto, il 21% abbastanza, ed il 27% poco o per niente. Un dato che ci carica di responsabilità ma che ci conferma nella nostra azione quotidiana". A chiudere la giornata, il premio dedicato ai segretari che hanno guidato l’organizzazione in questi cinque decenni e ai vincitori del concorso giornalistico Nazzareno Bisogni.