di Stefano Brogioni
Il corteo dei tremila chiude il suo cerchio in largo Gennarelli, dove le camionette di polizia e carabinieri blindano il quartier generale di via Frusa di Casaggì e dunque di Azione Studentesca. Finisce con qualche petardo, il ronzio assillante dell’elicottero di qua e di là dalla ferrovia, e i cori dei giovanissimi, molti all’esordio di piazza, contro i fascisti e le forze dell’ordine. Lampi di elettricità consistiti nel lancio di alcuni fumogeni, rigorosamente rossi, e qualche bottiglia, ideologicamente diretta a una vetrata che non era possibile raggiungere.
Il Campo di Marte, abituato alle battaglie ultrà, s’affaccia alle finestre. Qualcuno saluta e gradisce. Il corteo ringrazia e risponde. La risposta ai fatti del Michelangiolo è fresca, come la giovane età di una parte cospicua dei partecipanti (tanti sono studenti di quel liceo, e pure insegnanti, ma non solo). A tratti, sembra una manifestazione studentesca, di quelle del venerdì o del sabato mattina. Ma quando il serpentone si mette in marcia dai giardini di viale Malta, sono quasi le sette della sera. Ottimo per inglobare anche quelli che hanno lavorato (genitori compresi), o che vorrebbero lavorare, come il Collettivo di fabbrica della Gkn.
E l’entusiasmo della prima volta si gasa con la voglia di contestazione. Striscioni e slogan di Firenze antifascista aprono e segnano il corteo. Le bandiera della Jugoslavia di Tito, fresco aggancio alla contestata giornata del ricordo, accompagnano falci e martelli. Qualche volantino per Cospito e contro il 41bis spunta dalla pancia del serpentone. In viale Fanti, al primo stop, oltre ai "fascisti e alle loro sedi" (recentemente ne ha aperta una anche Casapound in zona ponte alla Vittoria), finiscono nel mirino pure e soprattutto i politici, quelli del governo (giallo su uno striscione anti Meloni, mostrato e poi sparito) e quelli locali, colpevoli di aver tollerato queste apertura ma anche portatori di "solidarietà opportunista" dopo quello che è avvenuto sabato mattina in via della Colonna.
A proposito: ci sono gli applausi anche per loro, i due militanti del collettivo Sum che hanno respinto il nemico politico e continueranno a combatterlo. Ma senza denunce, perché la giustizia dei tribunali parteggia verso i rivali. E poi i giornalisti e le ricostruzioni per gli scontri, Pascoli compreso.
C’è una buona fetta di adulti che partecipa, ma restando a margine del corteo. Mamme, papà, curiosi. Qualche faccia nota - don Andrea Bigalli e l’attrice Daniela Morozzi - che condivide le motivazioni dell’iniziativa.
Nonostante ogni sosta diventi buona per contestare le forze dell’ordine.
Ma anche nei possibili momenti di tensione, il corteo resta nei ranghi. In viale dei Mille, però, fa un stop all’altezza di via Frusa e si volta. La strada di Casaggì è sbarrata.
Ancora cori agli agenti "playmobil" e si riparte.
Il giro intorno alla strada bersaglio prosegue in via dei Sette Santi, e poi, in Campo d’Arrigo, quando è quasi ora di cena e qualcuno nel frattempo ha abbandonato. E il gran finale. I botti sono quelli dei petardi, fa meno buio perché si accendono le lanterne che sembrano quello della curva del vicino stadio.
La manifestazioni si esaurisce. L’eterna contesa rossi contro neri, no.