ERIKA PONTINI e STEFANO BROGIONI
Cronaca

“Firenze, ristoranti acquistati al nero”: inchiesta dell’antimafia, locali perquisiti

Nel mirino della Dda le attività di un italiano e un albanese. Che per le accuse sono le menti di un giro che puntava a mettere le mani su diverse attività del terziario

Guardia di Finanza in una foto di repertorio. L'inchiesta si snoda tra Firenze e Ischia. Sotto la lente anche l'acquisto dell'Ischia Calcio

Guardia di Finanza in una foto di repertorio. L'inchiesta si snoda tra Firenze e Ischia. Sotto la lente anche l'acquisto dell'Ischia Calcio

Firenze, 27 maggio 2024 – Nove indagati, tra cui l’ex portiere di Fiorentina e Napoli Giuseppe Taglialatela, 55 anni, ora legale rappresentante dell’Ischia calcio, Alessandro Bigi, fiorentino di 49 anni e Eluert Kamami 40 anni, gli ultimi due ritenuti le menti dell’organizzazione, otto ristoranti nel centro storico di Firenze perquisiti e un’inchiesta della Dda, in collaborazione con la Spak anticorruzione albanese, per associazione per delinquere (non per Taglialatela), autoriciclaggio e appropriazione indebita destinata a fare parecchio rumore.

L’allarme del procuratore generale sulla criminalità albanese

Perché l’indagine della guardia di finanza, coordinata dal procuratore Filippo Spiezia, dal procuratore aggiunto Luca Tescaroli e dal pm Christine Von Borries porta alla luce il dietro le quinte inquietante di un numero cospicuo di ristoranti in mano ad una compagine albanese che li utilizzava come cassaforte per fare nero da reinvestire nell’acquisto di altri locali e sulla quale ha accesso i riflettori la Direzione distrettuale antimafia.

Guardia di Finanza in una foto di repertorio
Guardia di Finanza in una foto di repertorio

In tutto gli inquirenti ritengono che il gruppo sia riuscito ad acquistare dal 2012 ad oggi 31 ristoranti, la maggior parte nel centro di Firenze, due alberghi, attività di noleggio auto e di produzione di birra per qualcosa come 13 milioni e mezzo di euro.

In particolare i finanzieri hanno bussato alla porta dell’Ischia calcio e dei ristoranti il Cavallino in piazza della Signoria - ritenuta una sorta di base dove far confluire il denaro in nero -, Trattoria Giovanni, La Bistecca Osteria Fiorentina, Ponte Vecchio, Bistecchia Santa Croce, Trattoria de Pitti, Osteria Lungarno e Orcagna, la maggior parte facenti capo a società amministrate da Eluert Kamami o da Bigi.

Secondo la ricostruzione accusatoria Kamami e Bigi avrebbero costituito un’associazione per delinquere a Firenze fornendo i luoghi dove accumulare le somme distratte via via da ristoranti e B&b, facendo uscire in nero denaro contante dalle attività: banalmente quando veniva pagato il conto non venivano emessi i relativi scontrini.

Al momento i finanzieri ritengono che il gruppo abbia drenato qualcosa come un milione e mezzo di euro cash. Soldi che poi servivano, almeno in parte, per pagare in nero i dipendenti dei locali e il restante per reinvestirlo nell’acquisto di attività di ristorazione nel centro di Firenze. Ma i capi dell’organizzazione – Kamami e Bigi secondo gli inquirenti –  acquistavano anche beni di lusso personali come tre Ferrari, gioielli, lingotti d’oro e diamanti.

Soldi contanti anche per rilevare tra il dicembre 2023 e il maggio 2024 il 50 per cento delle quote dell’Ischia Calcio al prezzo formale di qualcosa come 9mila euro, consegnando invece 100mila a Taglialatela, legale rappresentante della società.

L’ex portiere deve anche rispondere di emissione di fatture per operazioni inesistenti in relazione alle sponsorizzazioni fittizie, almeno in parte: fatture per circa 80 mila euro emesse dall’Ischia calcio nei confronti di una società di Napoli.