Ogni cittadino ritrova un suo passato che non sapeva più d’avere, ricordando ciò che un tempo era il suo piccolo paese.
Abbiamo intervistato alcuni nonni del paese, trovati al Circolo: ricordando l’Incisa di un tempo, ci hanno permesso di immaginare un paese che non c’è più, evidenziando ciò che è cambiato.
Come era il territorio di Incisa quando eravate piccoli?
"C’erano più case, più persone, più negozi, più sicurezza tra le strade e più libertà. Dove ora sorge la piazza, un tempo passava la ferrovia e dove ora c’è il "fontanello" dell’acqua prima c’era la stazione. La scuola elementare era dove ora c’è il Comune e negli anni settanta c’era addirittura un cinema dove adesso ci son le Poste.
Nel giardino di Villa Campori si può ammirare una sequoia importata dall’America direttamente dal proprietario di Sammezzano".
Come trascorrevate prima il tempo?
"Non avendo il telefono, si passava più tempo insieme e si giocava spesso per strada. Poi arrivò il primo bar, il "Bar Bobolo", dove la sera si riunivano i ragazzi ed era il nostro punto di riferimento".
Quali sono gli aspetti negativi del cambiamento avvertito?
"Sicuramente il senso di sicurezza per i giovani non è la prerogativa di questo paese: all’imbrunire spesso i giardini si popolano di gente poco raccomandabile. Oggi Incisa la vediamo un po’ trascurata nel suo assetto urbano, pochi spazi verdi. Poca attenzione alle strutture ricreative, che possono creare un punto di incontro per i giovani incisani e il fatto che il comune si sia trasferito a Figline ha sicuramente contribuito al decentramento del paese.
La domenica, che prima era un giorno in cui la piazza si popolava di gente di diverse età, ora è desolata".
Nella foto: la piazza centrale
di Incisa