di Nicola Di Renzone
"Se non la fai finita di romperci i c.... diamo fuoco a te, alla tua casa e alla tua macchina". Queste le minacce che alcuni membri del Forteto rivolsero a Giovanna Lo Sapio (psicologa, psicoterapeuta e docente universitaria) che ‘pretendeva’ di approfondire la conoscenza di quella realtà con la quale venne in contatto per via del suo lavoro di consulente di parte di Dolorata Scozzari (cittadina italobelga) alla quale veniva impedito di vedere i figli collocati al Forteto (la vicenda che fu alla base della condanna della corte di Strasburgo). L’accaduto è stato riferito dalla docente davanti alla Commissione parlamentare d’inchiesta sui fatti del Forteto, in una delle ultime audizioni che si sono tenute (sempre per via telematica) nei giorni scorsi. Testimonianza dalla quale traspare ancora una volta come Il Forteto fosse una comunità setta, chiusa all’esterno se non per l’abile propaganda e penetrazione praticata nei confronti del mondo politico e istituzionale locale, regionale e nazionale. La dottoressa ricorda di essere stata minacciata per farle interrompere la sua attività; per la quale appunto stava cercando di capire cosa accadeva all’interno della comunità del Forteto. E racconta: "Avevo appena preso la casa che poi ho restaurato con tanta fatica. Mi venne detto: ’se non la fai finita di romperci i c.... diamo fuoco a te, alla tua casa e alla tua macchina’. E il mio avvocato mi disse: ’non fare la Giovanna d’Arco, fermati’".
Riflette ora la professoressa davanti alla Commissione: ‘Facevo tanta paura? Forse perché cercavo di vedere cosa c’era?" Non solo. Si mise in moto anche la macchina del fango. Lo Sapio ricorda, infatti, come a quel punto venne messa in giro la voce che a suo carico vi fosse una condanna penale. Voce così convincente da indurre la sua assistita a revocarle l’incarico e scegliere un altro consulente.
Sempre in questo contesto Lo Sapio richiama la Ctu (cioè la consulenza tecnica) disposta dal Tribunale dei minori dopo che fu emessa la sentenza della Corte europea. Una consulenza che dipinse il Forteto in chiave positiva e, di fatto, permise che l’orrore continuasse. Ma l’audizione è stata per lei anche l’occasione per una amara riflessione sul sistema degli affidi in Italia. Come ha dimostrato la vicenda del Forteto, infatti, il Tribunale dei minori non avrebbe l’autorità e la competenza per sapere cosa accade nelle case famiglia una volta che i minori tolti alle famiglie di origine vengono loro affidati.