Già a San Donnino l’atmosfera è surreale. Tanti camminano per la via Pistoiese con gli stivali di gomma carichi di buste della spesa, altri con pale, secchi, scope. Via via che ci si avvicina alla rotonda a fine paese, parcheggi e marciapiedi sono affollati di auto aperte ad asciugare. Questo è il limite massimo raggiungibile in macchina. Polizia e Carabinieri controllano il traffico verso le zone alluvionate. Parcheggiamo, facciamo il ponte sopra il Fosso Reale, composto da tre gore parallele. Le prime due sembrano placide. Scollinato, la terza mostra tutta la forza devastatrice del canale leopoldino, tracimato nei cortili. Ma ancora non è niente. Entrati a San Piero a Ponti si apre un inferno schiumoso e marrone di acqua, limo, gasolio. L’odore dà allo stomaco, kerosene e putrefazione. Eppure in quell’inferno ci sono degli angeli: sono i vicini, i parenti, gli amici che da due giorni sono a svuotare il padule mefitico. Una catena umana dal centro si passa secchi e spinge onde l’acqua con scope e palette verso via Giordano Bruno dove il tombino riceve.
Una ragazza sta rientrando da San Donnino con il cane: "La prendo in collo e attraversando la parte allagata riesco a portarla all’asciutto – dice Francesca Bindi mentre porta a spasso Mila – È da ieri che mi sta incollata ed è spaventata".
Filippo Nunziati fa una pausa dopo ore di lavoro in quei miasmi insieme ai parenti a pulire il condominio: "Giovedì sono andato a letto a mezzanotte, pioveva forte ero preoccupato ma ho pensato ‘starò alla sorte’, alle 2 è esondato, me ne sono accorto la mattina alle 6,30: io sto al primo piano, ma a terreno l’acqua arrivava alla coscia. Ancora non so se il garage è stato allagato, teoricamente è a tenuta stagna perciò non lo apro. Sono consapevole che mi è andata di lusso rispetto ad altri".
"Qui ci stanno figlio e nipote, siamo venuti ad aiutare – spiegano Giovanna Sestini e Gianfranco Bellucci tra il frastuono delle idrovore – Manca la corrente da due giorni. Non si vedono le istituzioni: nel ’66 non c’erano le tecnologie ma almeno erano presenti, vennero con i carrarmati e gli anfibi. Quelli della protezione civile invece sono bravissimi, lavorano nell’acqua fino alla vita ma non danno loro neanche un gommone?".
"In un’ora e mezzo si è allagata casa, me ne sono accorto alzandomi per andare in bagno: c’erano 40 centimetri d’acqua – racconta Domenico Saracino che sta a un pianterreno – Abbiamo avuto paura, siamo scappati al piano di sopra dai figli. Si spala acqua, ma è inutile finché non fluisce dalla strada". "Ci hanno abbandonato, che si paga a fare il Consorzio di bonifica? – chiede Maria Cristina Rossetti – Il governo ci dia i risarcimenti. E che siano facili da ottenere, senza burocrazie".
Esprime preoccupazione il sindaco Andrea Tagliaferri: "A San Piero a Ponti non sappiamo con certezza se sono tutti salvi", "in questi due giorni abbiamo tirato via due persone dai seminterrati" ma "ancora andiamo a cercare chi è in casa e di cosa ha bisogno. Dobbiamo andare coi canotti e i gommoni e verificare. Ci sono persone che hanno il telefono scarico e non possono ricaricarlo, non sappiamo come stanno".
Carlo Casini